NFT e Internet of Value: è tutta una bolla?

da | Ago 30, 2023

NFT, un bene digitale dall’enorme potenziale economico e culturale che grazie alla garanzia contrattuale presente sulla Blockchain potrà essere identificato e legittimizzato.

Alla fine del 2023 l’universo degli NFT avrà trovato una sua stabilità oppure i non-fungible token sono destinati a restare un gioco per “nerd” o crypto-miliardari annoiati in cerca di investimenti sofisticati sui quali indirizzare la liquidità in eccesso?

Che succede nel mercato degli NFT?

Il commercio degli NFT ha subito una forte crisi nei mesi precedenti, con un crollo delle vendite e dei volumi di scambio che si avvicinava al 95%. Tuttavia, alcune persone sembrano non essersene accorte in tempo, tra cui la nota pop star Justin Bieber che all’inizio del 2022, ha acquistato un NFT Bored Ape al prezzo di 1,2 milioni di dollari.

Bored Ape rappresenta un’icona consolidata nel mercato degli NFT, probabilmente rappresentando la serie di token più famosa, amata e costosa dell’intero settore. Essendo prodotti estremamente limitati, molte celebrità si sono lanciate nella corsa per ottenere uno di essi, spendendo cifre astronomiche per avere la loro “scimmia”.

Nel Gennaio 2022 Justin Bieber ha investito 1,24 milioni di dollari nella Bored Ape n.3001, una delle più rare al mondo con un tasso di rarità di 9.810 su 9.999. Tuttavia, sembra che l’acquisto del cantante non si sia rivelato un investimento proficuo, anzi.

Da una prima valutazione il prezzo dell’NFT Bored Ape di Bieber si aggira intorno ai 59.000 dollari. Ciò significa che il token che il famoso cantante ha acquistato un anno e mezzo fa ha perso oltre il 95% del suo valore originale.

In realtà, questo calo di valore del token non fungibile si allinea con il trend del mercato degli NFT degli ultimi mesi. Ma cosa è successo è nel frattempo? È solo una momentanea flessione del mercato degli NFT o la bolla è scoppiata?

In questo articolo ripercorriamo le tappe principali di questo percorso dalla definizione di NTF a oggi.

Cosa sono gli NFT?

Prima di tutto è necessario definire come nascono gli NFT e il mondo che gli gira intorno.

Partiamo dal nome per esteso: “Non Fungible Token”. Si tratta di qualcosa definito “Token” che è unico nella sua individualità (“Non Fungible”).

Il Token su Blockchain consiste in un’informazione digitale, certificata su un registro distribuito e univocamente assegnata ad un solo specifico utente del sistema. Informazione rappresentativa di una forma di diritto che può consistere, nella proprietà di un asset, nell’accesso ad un servizio o nella ricezione di un pagamento.

A differenza del denaro o di un qualunque altro oggetto, è unico in quanto non fungibile.

Ad esempio, se volessimo sostituire una banconota da cinquanta euro, sarebbe facile farlo utilizzando un’altra banconota dello stesso valore.

Per gli NFT è esattamente il contrario, visto che ognuno si riferisce ad un bene diverso.

È proprio questa esclusività a spiegare efficacemente il significato dei Non Fungible Token. Si tratta quindi di un modo per identificare in maniera univoca un prodotto digitale creato in rete. È possibile paragonarlo ad un certificato di proprietà, ma con una differenza importante, derivante dal fatto che questo meccanismo presenta criticità in materia di diritto d’autore e copyright.

Un nome, molti formati.

Gli oggetti digitali possono avere molte forme: video, foto, GIF, opere d’arte, disegni, perfino terreni digitali. Tutti accomunati dal fatto che, tramite NFT, è come se avessero la firma dell’autore che ne riconosce autenticità e originalità.

Non deve trattarsi necessariamente di un singolo oggetto. L’autore infatti potrebbe produrre una serie in tiratura limitata, in cui ciascun esemplare sarebbe “marchiato” dal suo esclusivo NFT. In questo caso, tecnicamente, si parla di standard LRC1155, che indica come uno smart contract includa più token.

Deve essere chiaro che ciò che viene realmente acquistato dal collezionista o speculatore non è l’opera stessa, ma la certificazione digitale.

Integrazione con la Blockchain

Per poter funzionare, i Non Fungible Token non possono fare a meno della Blockchain.

La Blockchain, come definito da IBM, è un registro di contabilità condiviso e immutabile che facilita il processo di registrazione delle transazioni e la tracciabilità degli asset in una rete commerciale. Un asset può essere tangibile (una casa, un’auto, del denaro, dei terreni) o intangibile (proprietà intellettuale, brevetti, copyright, branding). Praticamente qualsiasi cosa che abbia un valore può essere rintracciata e scambiata su una rete blockchain, riducendo rischi e costi per tutte le parti coinvolte.

La Blockchain è l’innovazione più recente che si inserisce nell’Universo complesso ed in continua evoluzione che può essere definito “Internet of Value”. Si tratta di una serie di sistemi che rende possibile scambiare valore in rete con la stessa semplicità con la quale si possono scambiare le informazioni.

Come funzionano i Non Fungible Tokens?

Ma esattamente come funzionano gli NFT?

Possiamo riassumere il processo in tre passaggi chiave: la creazione, l’archiviazione sulla Blockchain attraverso lo “smart contract” e, infine, la vendita.

Il primo step consiste nella creazione della versione digitale di un’opera, che può essere un file immagine o un file video. Va aggiunto che non è raro trovare piattaforme di compravendita che pongono limiti alle dimensioni dei file (Open Sea fissa un limite di 100 MB).

Il termine “versione digitale” si riferisce ad una sequenza numerica che viene compressa in una sequenza ancora più piccola, chiamata “hash”.

L’utilizzo di questa tecnica garantisce l’integrità e la sicurezza degli NFT, oltre all’indistruttibilità dettata dall’archiviazione sulla Blockchain tramite smart contract. Questo contratto redatto attraverso un protocollo informatico che contiene i principali termini di acquisto.

Chi possiede l’originale può calcolare l’hash. Quest’ultimo viene memorizzato su una Blockchain in grado di documentare, attraverso una marca temporale associata, la data di inserimento nel sistema informatico. In tal modo è possibile negoziare l’NFT su diversi marketplace, a fronte di pagamenti che avvengono nella maggior parte dei casi in criptovalute.

Per comprendere meglio i meccanismi di cui stiamo parlando, basta pensare a “The First 5.000 Days”. L’opera composta da 5.000 immagini realizzate da Mike Winkelmann (noto come Beeple) nel corso di tredici anni e venduta all’asta da Christie’s nel marzo 2021 per una 69,3 milioni di dollari. L’opera ha consentito tra l’altro a Beeple di essere il terzo artista vivente con la quotazione più alta, dopo Jeff Koons e David Hockney.

L’acquirente, Matakovan, fondatore e finanziatore del più grande fondo NFT al mondo, ha comprato un file in formato JPEG collocato in un portafoglio digitale, reso unico da uno smart contract e costituito da una sequenza di pixel e byte.

Non ha quindi la disponibilità del file, bensì i diritti sullo stesso, cristallizzati attraverso il possesso dei metadati.

Grazie al metodo dell’hashing l’NFT memorizza tutti i dati relativi ai passaggi di proprietà, consentendo la dimostrazione del possesso in modo semplice ed immediato.

Aspetti fiscali

C’è un tema molto importante, in particolare in Italia, che non può essere sottovalutato quando si parla di NFT: quello della fiscalità.

Se l’NFT è legato a un’opera d’arte (ma lo stesso discorso può farsi per altri oggetti o prodotti), allora dal punto di vista fiscale ci sono tre aspetti fondamentali da considerare:

  1. L’emissione congiunta all’opera digitale;
  2. L’emissione disgiunta;
  3. La circolazione degli NFT.

Se l’autore fornisce l’NFT insieme all’opera, costituisce la firma e l'”unicizzazione” dell’opera allo stesso tempo; Invece, se viene pubblicato dopo che l’opera è terminata, funge da certificato di autenticità realizzato dall’artista (o dall’autore o dalla galleria d’arte nel caso di opera d’arte).

Per la prima volta la riconducibilità del prodotto all’autore, specie nel caso di opere d’arte, si trova ad essere legata inscindibilmente al prodotto stesso, rendendo superflua la consulenza di esperti che ne garantiscano l’autenticità. Grazie alla non fungibilità, il detentore del token ne ha l’esclusività.

I primi due punti provengono direttamente dal “minting”: è il momento in cui vengono emessi gli NFT, che comportano la creazione di un token dal nulla an un costo pari alla quantità di criptovaluta utilizzata per la sua produzione.

Il terzo punto (circolazione degli NFT) è rappresentato invece dalle cessioni successive della proprietà degli NFT.

Nel settore dell’arte?

Nel settore delle opere d’arte, che al momento è quello maggiormente interessato dall’avvento di NFT e criptovalute, la definizione della figura dell’acquirente e del venditore è molto delicata; Troviamo però tre tipologie:

  1. Il “mercante d’arte”, ovvero il professionista che abitualmente svolge un’attività finalizzata al commercio di opere d’arte, con conseguente riconducibilità al reddito d’impresa;
  2. Lo “speculatore occasionale”, ossia il soggetto che acquista occasionalmente opere d’arte al fine di una successiva cessione delle stesse, senza abitualità, con configurazione di redditi diversi (occasionali d’impresa);
  3. Il “collezionista privato”, ovvero chi, mosso da un approccio culturale, acquista opere d’arte per incrementare la propria collezione e godere delle opere acquistate, per cui eventuali cessioni che potrebbero generare incassi con saldi positivi rimarrebbero fuori dalla tassazione non avendo finalità speculative.

Impatto degli NFT nel mondo dell’arte digitale

Ma che impatto stanno avendo gli NFT nel mondo dell’arte digitale, il settore che ha accolto tra i primi la novità?

Ora c’è un forte coinvolgimento e una selettività sempre crescente tra collezionisti ed esperti, mentre tra non addetti ai lavori sembra esserci un interesse misto tra curiosità e moda. Questo sta trainando anche il mondo della digital art, che tradizionalmente è stato snobbato dai collezionisti, soprattutto in Italia.

All’arte digitale, nata una trentina di anni fa, non è mai stata riservata la stessa attenzione di altre forme d’arte.

Le ragioni traggono origine dal fatto che spesso il digitale sia stato presentato in contesti che, il più delle volte, nulla avevano a che fare con il mondo dell’arte, come ad esempio in occasione di fiere della tecnologia.

Questo ha fatto sì che gallerie, critici e curatori difficilmente spingessero i loro clienti e acquirenti verso opere di digital art.

Nuovo modo di pensare.

Ora, grazie agli NFT, anche ai nuovi media si riconosce una certa dignità sia artistica che commerciale. Parallelamente i collezionisti sembrano avere trovato coraggio e curiosità verso l’arte digitale, spinti anche dalla passione e dalle potenzialità di investimento nella blockchain.

In passato era opinione diffusa che comprare le opere d’arte digitali non fosse particolarmente attraente a causa della mancanza di punti di riferimento riconosciuti a livello internazionale. Inoltre, le ricerche in quest’ambito attraverso social network (es. Instagram) non sono mai state di grande aiuto, dal momento che gli algoritmi riconoscono le nostre preferenze e di conseguenza propongono difficilmente opere radicalmente nuove.

Con gli NFT iniziare una nuova collezione da zero diventa decisamente più semplice, dando vita ad un nuovo modo di collezionare. L’arte digitale, ad esempio, consente l’esposizione di NFT su schermi, che potrebbero essere appesi accanto a dei dipinti, oppure in uno spazio digitale nel Metaverso.

Un altro aspetto interessante del collezionismo di NFT è senz’altro quello della velocità: le opere si possono comprare e rivendere molto velocemente.

Allo stesso tempo, gli artisti possono scoprire chi sono i collezionisti più longevi che hanno conservato le opere senza averle aquistate per mera speculazione.

Indubbiamente assisteremo ad un aumento degli spazi virtuali regolati (al pari di gallerie e fiere) con pochi player importanti che potranno garantire marketplace affidabili.

Nonostante le sfide che le criptovalute hanno affrontato nel corso del 2022, istituzioni, gallerie e musei continuano a integrare opere d’arte digitali e NFT all’interno delle loro collezioni e esposizioni. La crisi che ha colpito mercato delgi NFT ha portato a profonde riflessioni sul sistema dell’arte contemporanea, sia in ambito critpto che non, evidenziando la necessità di rivedere urgentemente entrambi gli ambienti. In aggiunta, nuovi mercati stanno emergendo come tavoli di confronto su questioni cruciali quali il cambiamento climatico, le disuguaglianze di genere e le problematiche legate alla sostenibilità.

Se fino a questo momento abbiamo assistito a un conflitto tra valori e pratiche in questi due sistemi apparentemente distinti e separati, il crescente coinvolgimento dei protagonisti del mondo dell’arte sta alimentando un dibattito che si focalizza meno sulla mera diatriba tra denigrazione o potenzità del mercato degli NFT. Forse, una volta che il clamore sarà passato, nel bene e nel male, arriverà il momento in cui si potrà parlare di NFT in modo lucido e razionale, senza esaltazioni o demonizzazioni.

Sandro Pinna
Sandro Pinna
Dopo la laurea in Governo d’Impresa mi sono dedicato a molte attività, tutte di diversa tipologia, ma alla fine mi sono dedicato a quello che più mi appassionava: il digital marketing.

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