Spreeng: la startup che trasforma l’usa e getta in «usa e aiuta»

da | Nov 25, 2021

Il bicchiere pieghevole di Spreeng punta tutto su sostenibilità e portabilità

Torna in anteprima l’appuntamento con Digital Stories, la rubrica in cui si esplorano le affascinanti realtà delle startup italiane. Protagonista dell’articolo di oggi è Spreeng, giovanissima startup nata durante la pandemia. Andrea Mariatti e Federico Maria Mastropietro raccontano il percorso del loro bicchiere, da idea a prodotto.

Il bicchiere di Spreeng ha una capacità di 34 cL, ma è in grado di piegarsi fino ad occupare uno spazio di soli 2 cm. La vendita di ogni bicchiere, inoltre, contribuisce a piantare alberi, pulire i nostri mari o finanziare aiuti umanitari in Etiopia.

Queste sono, in poche parole, le caratteristiche che rendono unico il bicchiere di Spreeng.

Il team dietro la nascita di Spreeng

I quattro membri del team di Spreeng hanno background internazionali e variegati: Giurisprudenza, Ingegneria meccanica e Automotive, Economia e management e addirittura un po’ di Cinema. Con competenze così diversificate non è stato difficile riuscire a bilanciare ruoli e compiti di ognuno.

«Di solito sconsigliano di creare un team con i propri amici» spiega Andrea, «ma per noi è stata una scelta vincente». L’idea che sarebbe poi diventata Spreeng è nata proprio grazie alla loro amicizia.

Nel settembre del 2020, durante un picnic, i quattro si sono accorti che non avevano bicchieri di plastica e che avrebbero dovuto condividere una bottiglia. Il COVID-19 aveva reso ambigua una situazione una volta normale. «La necessità è la madre di tutte le invenzioni» scrisse Platone, e anche in questo caso è stato così. In quel momento è nata l’idea di un bicchiere da portare in tasca.

L’altro stimolo fondamentale per trasformare l’idea in realtà è stata la Direttiva dell’Unione Europea 2019/904, che prevede, entro il 2030, il divieto di utilizzo e produzione delle plastiche monouso.

Attraverso questi due input, e ispirandosi inizialmente ai vecchi bicchieri telescopici in plastica, il team ha iniziato a concettualizzare il primo prototipo: un bicchiere pieghevole ed ecologico che potesse essere portato comodamente ovunque.

Bicchiere tascabile (a sinistra) e bicchiere di Spreeng (a destra)

«Oggi è importante più che mai percepire come proprio un atto igienico come bere», conferma Federico. «Vogliamo instaurare il concetto di riutilizzo nella vita dei consumatori».

Da prototipo a prodotto

Il primo prototipo, del novembre 2020, è stato realizzato grazie ad una stampante 3D ed era già funzionale all’85%. È bastato per convincere una business angel a credere nel progetto, e grazie al suo sostegno economico il lavoro è partito a pieno regime.

Un passo fondamentale per il successo di Spreeng è stata la scelta del materiale. Il silicone alimentare resiste a temperature che arrivano fino a 120°C. Non solo permette di bere bevande sia fredde che calde, ma può anche essere lavato in lavastoviglie. Inoltre permette al bicchiere di piegarsi in dimensioni davvero ridotte.

Nei mesi seguenti hanno raffinato il prototipo e contemporaneamente è avvenuta la scelta dei collaboratori.

Sono tre le ONLUS verso cui Spreeng devolve il 10% delle entrate:

  1. Treedom: le vendite dei bicchieri verdi hanno già contribuito a piantare 35 alberi, e sono in aumento.
  2. Shosoloza: i bicchieri rossi sostengono l’impegno dell’equip medica di Shosoloza, che fornisce aiuti umanitari a 360 gradi in Etiopia.
  3. Marevivo: ogni bicchiere blu contribuisce alla pulizia dei mari dalla plastica.

Il concetto di sostenibilità sociale ha guidato la scelta delle ONLUS, che hanno subito dimostrato interesse ed entusiasmo nel collaborare e crescere insieme.

Una volta preparato il terreno la produzione ha avuto inizio nell’aprile del 2021. Dopo l’ottenimento della certificazione MOCA, necessaria per qualsiasi prodotto che entra a contatto con gli alimenti, i ragazzi di Spreeng hanno finalmente ritirato i bicchieri a settembre.

Il team di Spreeng

La scelta del mercato

Per capire verso quali mercati rivolgersi il primo passo è stato partire dai dati.

«Un consumatore usa circa 120/125 bicchieri all’anno», ha illustrato Federico, «ma un gruppo di individui ovviamente crea volumi molto più grossi. Dove sono questi gruppi? Nelle aziende, nelle scuole e nelle istituzioni. Noi vogliamo cambiare la cultura dell’usa e getta e trasformarla in usa e aiuta, andando direttamente verso queste realtà, prima ancora del consumatore».

Ad oggi i bicchieri di Spreeng sono acquistabili direttamente sul sito, ma il successo principale è stato riscontrato proprio andando incontro ai bisogni dei grandi gruppi. Il primo ciclo di stoccaggio di 6000 bicchieri è quasi terminato. Sono state chiuse trattative con più di una dozzina di aziende di vari ambiti, dalla consulenza al food and beverage, mentre del secondo ciclo è già stato posizionato il 30% dei bicchieri.

I mercati potenziali ovviamente sono tantissimi: «Immagina una mensa scolastica: ogni bambino consuma un bicchiere al giorno», ha continuato Federico, «per la scuola anche solo il tempo e i costi di raccogliere i bicchieri e buttarli vengono ridotti, se non eliminati dalla nostra iniziativa. Ci sembra assurdo che non fosse stata pensata un’iniziativa simile, perché ce n’è un forte bisogno».

Tiriamo le somme, la differenza fra curare e prevenire

L’idea di un bicchiere in silicone non è rivoluzionaria, Spindox stessa ha intervistato PCUP, startup che digitalizza il bicchiere offrendo un servizio unico.

Ciò che convince a pieno però è l’approccio interamente incentrato su design e sostenibilità. Spreeng sta già dimostrando la propria unicità attraverso ogni vendita.

La filosofia che guida il prodotto illumina la volontà di trovare un’alternativa al riciclo, che è solo un palliativo. Ciò che Spreeng offre al consumatore è la possibilità di contribuire attivamente a fare la differenza. Non si tratta solo di diminuire il proprio impatto sul mondo, ma di offrire attivamente degli aiuti con ogni acquisto.

Per il futuro ci sono molti progetti: si parla di una versione più piccola del bicchiere ma con le stesse funzioni, così che possa essere maneggiato facilmente anche dai bambini, di inserire codici QR per facilitare i pagamenti col bicchiere stesso e di nuove collaborazioni su cui si saprà presto di più.

Digital Stories tornerà nel 2022 con nuove affascinanti realtà, non mancate!

Lorenzo Montalti
Lorenzo Montalti
Nativo digitale ma amante della parola stampata. Si è diplomato in Informatica e laureato in Culture e Letterature del Mondo Moderno. Così come il binario alterna 0 e 1 anche lui è in costante ricerca del giusto equilibrio fra analogico e tecnologico.

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