Chi di noi non ha mai sentito la spinta al cambiamento per un futuro più sostenibile? In realtà il futuro è qui, e già da oggi possiamo immaginare qualcosa di sostenibile ed ecologico. Per farlo occorre che tutti i protagonisti della produzione e dello “smaltimento” dei prodotti si ispirino alle nuove tecnologie digitali. Puntiamo su tecnologie per la transizione verso una società più sostenibile e verso la Circular Economy.
Che cos’è la CircularEeconomy ?
Venerdì 11 febbraio abbiamo partecipato al webinar di Tondo sula Circular Economy: Re-Think. L’evento oltre a presentare e approfondire il tema della Circular Economy si proponeva d’illustrare processi concreti, capaci di sviluppare attività innovative e imprenditoriali. Durante l’evento vengono coinvolti anche esperti nel settore sia per esplorarne il potenziale che per supportare e accelerare questo processo attraverso le nuove tecnologie.
Ma quando parliamo di Circular Economy, a cosa ci riferiamo esattamente? Non dobbiamo pensarla solo come una fantasia di un adolescente svedese ma come una realtà che deve attuarsi all’interno della nostra società.
La Circular Economy è un modello di economia in grado di autorigenerarsi, rendendo la catena di produzione riutilizzabile da monte a valle. In tal modo, questo nuovo modello è in grado di riciclare gli scarti per produrre nuovi prodotti; ciò eviterebbe l’estrazione di nuove materie prime, portando a un giovamento sotto diversi aspetti, primo tra tutti quello ambientale.
Questo modello si basa su cinque principi fondamentali:
- Eco-progettazione: ideare un prodotto, che abbia caratteristiche di sostenibilità e reinserimento, prevedendo fin dall’inizio un suo impiego a fine vita.
- Modularità e versatilità, il prodotto deve essere in grado di adattarsi al cambiamento delle condizioni esterne.
- Energie rinnovabili, adoperare energie prodotte da fonti rinnovabili favorendo il rapido abbandono del modello energetico fondato sulle fonti fossili.
- Approccio ecosistemico: pensare in maniera globale, prestando attenzione all’intero sistema e considerando la relazione causa-effetto tra le diverse componenti.
- Recupero dei materiali: favorire la sostituzione delle materie prime vergini con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero che ne conservino le qualità
All’atto pratico come si realizza una Circular Economy? Il primo passo che possiamo compiere, come azienda, è la digitalizzazione delle operazioni e, soprattutto, una visione collettiva verso lo stesso obbiettivo: un futuro pienamente eco-sostenibile.
Come la tecnologia può influenzare questo processo
L’applicazione di questo approccio non deve però limitarsi al mero ciclo produttivo.
Come ha illustrato durante l’evento Andrea Urbinati, direttore del centro per le innovazioni tecnologiche alla LIUC business school, bisogna impegnare le tecnologie digitali verso la Circular Economy, avendo come obbiettivo la transizione delle compagnie nonostante questa sia più ardua di quello che sembra.
Urbinati, infatti, afferma che l’implementazione di un approccio alla Circular Economy rappresenta una sfida per le aziende. In effetti queste ultime sono chiamate a disegnare o meglio ridisegnare il modello di business, ripensando il modo in cui creano, trasferiscono e catturano valore. D’altra parte, bisogna invitare le aziende a investire nell’adozione di azioni gestionali volte a ripensare la catena del valore e i rapporti con i partner lungo la catena di fornita.
Tuttavia, con uno sguardo non troppo ottimista possiamo affermare che purtroppo il cammino è ancora lungo. Difatti, emerge, Dal primo Circular Economy Report 2021 realizzato dal Energy&Strategy Group della School of Management Politecnico di Milano che il 62% delle aziende intervistate ha implementato almeno una pratica di Circular Economy o ha giocato un ruolo di supporto ad altre imprese impegnate in tal senso, c’è poi un 14% d’imprese che mira a adottare almeno una pratica di Circular Economy nel prossimo triennio e il restante 24% che si dichiara totalmente indifferente.
Essendo questo lo scenario che ci troviamo davanti, è un dovere sociale di tutti sviluppare e utilizzare tecnologie che ci aiutino in questa transizione. È necessario adottare tecnologie digitali, come Big Data e Analytics (BDA), internet of Things (IoT) e Cyber-Physical System (CPS) che supportino le aziende in questa evoluzione.
Anche se il ruolo di tali tecnologie è ancora in gran parte inesplorato, il webinar ci presenta e ci avvicina al mondo di aziende che lavorano per la realizzazione di questo obbiettivo.
Alcune aziende che si occupano della Circular Economy: Recircula
Durante l’evento vengono presentate alcune tecnologie che possono aiutare la società o le singole aziende a transitare verso una Circular Economy. Tra queste, è presente la RecySmart.
RecySmart è un prodotto dell’azienda spagnola, Recircula, un’azienda che lavora allo sviluppo di tecnologie IoT per il settore della gestione dei rifiuti. Infatti, il suo obbiettivo è quello di aiutare le autorità cittadine e i servizi di riciclaggio a rispettare gli obiettivi di riciclaggio dell’UE. Inoltre, come azienda punta alla digitalizzazione del ciclo dei rifiuti con l’obbiettivo principale d’incentivare i cittadini per le loro corrette zioni di riciclaggio.
RecySmart è un dispositivo Iot in grado di trasformare qualsiasi singolo bin in un distributore automatico. Questo dispositivo è adattabile a tutti i tipi di cassonetti urbani con la capacità di caratterizzare i materiali d’imballaggio in tempo reale a basso costo.
Come afferma Jordi Burguinzo Martinez, Ceo di reCircula, nel suo intervento: RecySmart aumenta i tassi di recupero degli imballaggi fino al 90 %, migliora la raccolta differenziata dei rifiuti, rilancia l’economia locale ed effettua un’analisi in tempo reale dei dati grazie anche a una piattaforma software a essa collegata che raccogliere l’enorme quantità di dati inviati per poi elaborarli ed estrarre informazioni e report significati.
In concreto l’azienda ha creato un cassonetto intelligente che analizza e scannerizza i rifiuti gettati dall’utente e gli assegna dei crediti, con i quali l’utente può acquistare prodotti in negozi locali. Attraverso l’applicazione ci si può connettere al cassonetto che identifica la quantità di rifiuti inseriti e in base a essi conferisce dei premi all’utente.
Anche spindox si occupa di sostenibilità: Ublique e Mimex
Anche Spindox sta facendo i suoi passi verso una gestione dell’economia più sostenibile. A partire dal 2012 l’azienda si è impegnata ad adottare un Codice Etico. Si tratta di un documento che raccoglie i principi fondamentali etici e di condotta che ispirano l’attività e le decisioni dell’azienda. Perseguendo la strategia della sostenibilità, Spindox ha lanciato la campagna GO!GREEN, progetto che si propone di promuovere all’interno delle aziende comportamenti sostenibili sul piano ambientale.
In merito alle iniziative esterne, Spindox ha collaborato con Treedom. Questo progetto prevede la creazione di una foresta che attualmente conta 200 alberi. E che si propone di raggiungerne 500 nel 2023. Spindox ha inoltre realizzato in maniera volontaria il Bilancio di Sostenibilità Sociale e Ambientale. Questo documento rende disponibili le informazioni e l’impegno profuso dall’azienda nel campo della responsabilità sociale, economica e ambientale.
Ci impegniamo anche sul fronte del food waste. Il ricorso all’Artificial Intelligence per la riduzione di spreco alimentare è una necessità indiscutibile per poter migliorare le fasi del processo di distribuzione e rifornimento di cibo fresco.
Spindox ha creato Ublique, un decision support system composto da una suite di soluzioni verticali, tra le quali una che ottimizza la supply chain riducendo gli sprechi, e Mimex, esperienza di micro mercato con l’obiettivo di abituare il consumatore ad una nuova esperienza di consumo.
Ublique, piattaforma di Decision Intelligence di Spindox, si propone di prevedere la domanda in modo da poter ottimizzare lo store replenishment nei casi come quelli di fresco alimentare. Per questo la piattaforma, attraverso l’utilizzo di tecniche predittive, definisce il rifornimento dei Centri di Distribuzione, magazzini o negozi. L’obiettivo principale è quello di ridurre al minimo le scorte, evitando contemporaneamente situazioni di out of stock.
Dall’altro lato Mimex, il progetto di Micro Market Experience con headquarter a Trento, prevede una supply chain che prende a riferimento i coltivatori locali e riduce i passaggi intermedi, contenendo le perdite di prodotto nel percorso che intercorre dalla raccolta allo scaffale. L’alert generato in real-time nel Micro Market per i prodotti out of stock risponde all’esigenza di rifornimento costante e mirato, riducendo le possibilità di avere merce invenduta.