Copilot: Microsoft apre ufficialmente la guerra dell’AI?

da | Mar 21, 2023

Copilot promette di cambiare il mondo dell’AI e la nostra maniera di scrivere, mandare mail, presentare etc… per sempre. Ma si tratta di una scintilla di genio o di un tassello di una corsa all’AI-generativa più globale? E in questa corsa all’AI “Chi prima arriva, meglio alloggia” oppure “La fretta è cattiva consigliera”?

Questo articolo si potrebbe aprire parlando di Copilot sin dal primo paragrafo. Invece, prendiamo la questione della corsa all’AI un po’ più alla lontana.

Per milioni di anni, l’uomo si è limitato a guardare le stelle. Non aveva né i mezzi, né l’ambizione di andare nello spazio. Nel 1957, cambia tutto. Si lancia una cagnetta, di nome Laika. È il primo lancio riuscito di un astronauta. Il totale delle missioni spaziali per quell’anno è tre, di cui una fallita. Nel 1961, c’è il primo astronauta nello spazio, Yuri Gagarin. Già quell’anno, fra successi e fallimenti, il numero di lanci spaziali è salito a 50 (con 20 fallimenti). Nel 1969, anno in cui viene toccata la superficie lunare, il trend spaziale è di 125 viaggi riusciti, a fronte di 20 fallimenti.

Una crescita strepitosa. Merito di Laika che ha dimostrato che era possibile? Di Gagarin che aveva lanciato una sorta di “guanto di sfida” agli Stati Uniti? O del desiderio di fare l’allunaggio?

Merito di tutti e tre e di nessuno dei tre. Semplicemente la tecnologia era matura; lo scenario della Guerra Fredda imponeva un’atmosfera di competizione continua; in parole povere, i tempi erano maturi. E questo ha imposto un salto di qualità dal punto di vista logistico, funzionale e d’impiego risorse senza precedenti. 

A vedere gli ultimi exploit della tecnologia generativa in ambito AI, sembra sia arrivato anche per questo tipo di strumenti il momento d’oro in cui fare questo salto di qualità.

In principio (novembre 2022) fu ChatGPT

Ad aprire le danze è stato Elon Musk. C’erano altre reti neurali in ambito AI, ma creare un fenomeno di massa in grado di canalizzare l’hype come ChatGPT 3.0 è stato un capolavoro: capolavoro amplificato dagli addetti ai lavori, divisi fra fiduciosi per le nuove opportunità offerte da un sistema simile e scettici, impauriti di perdere il posto di lavoro o di perdere creatività, inventiva, capacità di scrivere.

Un fenomeno di pubblico che è iniziato a dicembre 2022 e che ha già fruttato a Musk bei ritorni in pubblicità: fra i 20 e i 50 anni, quasi chiunque ha almeno sentito parlare di ChatGPT. Senza contare il fatto che noi utenti abbiamo tolto un bel po’ di castagne dal fuoco a Musk, a livello di programmazione: un testing volontario su milioni di users se lo possono permettere poche aziende.

ChatGPT e la AI-wave

ChatGPT, con i suoi testing, i post social e le polemiche (quelle non mancano mai) si è portata dietro un’ondata di hype sull’AI della quale hanno beneficiato anche strumenti come Midjourney, con sempre più designer che hanno insistito sulle potenzialità di questi nuovi strumenti.

Copilot: Google chiama…

Un’altra scossa si è messa in moto a metà marzo. In un’atmosfera incandescente e piena di possibilità, Google lancia una bomba: il trailer di un aggiornamento per il suo workspace, che promette di essere rivoluzionario (in attesa di capire, peraltro, quale uso Mountain View intenda fare del suo Bard, il modello linguistico molto simile a GPT nato dall’evoluzione di BERT).

Autocomplete per email, autocomplete per docs, un editor generativo che pare simile a ChatGPT. E poi, un altro editor in grado di prendere note sulle video-riunioni. Chiunque abbia lavorato in smart working sa quanto una funzione del genere sia utile. Oltre a un editor generativo di immagini: a dimostrazione che nessuna delle big di internet vuole restare indietro.

Sia chiaro, è sempre un trailer. Quindi non sappiamo ancora quanto di quello che Google promette sia vero. Sicuramente, soprattutto nei primi tempi, l’algoritmo avrà bisogno di tempo per perfezionarsi. Per esempio, difficilmente le prime trascrizioni di riunioni andranno lisce come l’olio (a meno di non avere un sistema audio professionale). Ma è anche vero che Google dispone di una quantità di dati tale che è difficile pensare a un rodaggio più lungo di qualche mese (Google Translate docet).

Il giorno dopo, arriva l’aggiornamento di ChatGPT 4. La macchina di Musk è sempre più al centro dell’attenzione, si parla di un cambio di paradigma in arrivo (ChatGPT a pagamento), ma sicuramente la tempistica permette anche di “ridimensionare” un po’ l’annuncio di Google.

… e Microsoft risponde con Copilot

E a questo punto arriviamo al punto centrale: l’annuncio di Copilot. Il tempismo è sorprendente. Sono passate 48 ore dall’annuncio di Google, 24 da ChatGPT 4. È adesso che Microsoft annuncia una rivoluzione copernicana. Office 365 cambia pelle:

“In una maniera in grado di trasformare le tue parole nel productivity tool più potente del pianeta. Senza uscire da quelli che sono i nostri standard di sicurezza e privacy dei dati per le aziende”

Una promessa impegnativa, che dovrebbe investire tutta la suite Office: Copilot sarebbe un tool generativo in accordo con ChatGPT per Word; un editor di immagini per le presentazioni PowerPoint; un Excel in grado di fare previsioni e aggregazione di dati in maniera semplice; Outlook che ti segnala le mail in ordine di priorità, e non più cronologico (tempi duri per le newsletters) e che è in grado di farti un riassunto delle mail stesse.

Il generatore di testi incluso in Word sembra anche in grado di variare il suo Tone of Voice, a seconda del livello di formalità che gli si vuole assegnare.

La cosa più interessante è un dialogo più serrato interno alla suite, però. Una sorta di Cortana 2.0, una sorta di Jarvis della Marvel a cui chiedere “Ho un appuntamento oggi?” oppure “Di cosa abbiamo parlato al meeting della settimana scorsa?”

A mettere sotto pressione Google sono due cose: la prima è la prospettiva di una collaborazione sempre più stretta con OpenAI, per combattere lo strapotere di dati di Mountain View; la seconda è che questo non è un trailer, ma un progetto già in testing sui PC di Copilot su “20 clienti Microsoft selezionati”.

Il grande assente: Apple e le difficoltà con il suo Copilot

In una guerra senza esclusioni di colpi, c’è ancora un gigante che non ha fatto la sua mossa: Apple.

A dire il vero, un’impressione di minore maniacalità a livello lavorativo e di innovazione traspare un minimo dalla morte di Steve Jobs. E Tim Cook sembra meno in grado di creare quella community di “fanatici Apple” che affollavano i keynotes fino a 10 anni fa. C’è un brand solido, ma da solo non basta.

Di un AI in Apple si sta parlando già da qualche mese, ma sembra che il codice di Siri sia molto poco versatile e macchinoso da modificare. Al punto che si sta pensando di mettere l’assistente vocale come alternativa all’AI, creando non poca confusione. Una buona notizia per Microsoft e Copilot.

AI: Pro e Contro

L’AI, secondo Spindox, dev’essere un “medium”, in senso letterale: un mezzo, uno strumento. Non è buono e non è cattivo in sé, e per questo demonizzarlo o incensarlo come panacea di ogni male è un errore. Come tutti gli strumenti, è (o almeno, dovrebbe essere) un prolungamento di quello che è il nostro ingegno.

Sicuramente, il fatto che tutte queste realtà si siano buttate su questo mondo, indica un progresso tecnologico da non sottovalutare. E anche un sistema di conoscenze che sarà sempre più diffuso e democratico: tante persone potranno dare libero sfogo alle loro capacità in una maniera più rapida, organizzata ed efficiente.

Ma non ci sono solo lati positivi: utilizzare un medium è una cosa grandiosa, ma ci sono dei rischi a livello sociale e a livello di ingegno. Oltre che una questione legale: chi deterrebbe i diritti legali per le opere d’ingegno elaborate da una AI?

C’è poi la questione sicurezza: nessuna rivoluzione si pianifica, ma la corsa agli assistenti di AI potrebbe portare all’elaborazione di tools meno sicuri e più attaccabili dagli hackers. L’elaborazione di codici abbastanza semplici e versatili, se da una parte velocizza e rende lo sviluppo più semplice, dall’altra rischia sempre di lasciare qualche falla nel sistema. Anche per questo Siri è programmata in questa maniera: per la maniacale cura alla sicurezza che ha Apple nello sviluppo. Lo svantaggio è che, in questo tipo di situazione, non puoi prendere in controtempo OpenAI, Google e Microsoft.

E un’altra cosa: siamo sicuri che un prodotto in AI sia sempre migliore di uno di ingegno umano? Forse ci si dovrebbe muovere più in uno scenario di complementarietà rispetto all’ingegno umano, per non rischiare di diventare noi lo strumento dell’AI.

Ultima, ma non ultima domanda: siamo sicuri di essere pronti per una tecnologia così dirompente? Oltre alla questione sicurezza, c’è la situazione di Meta che invita alla prudenza: innovazioni incredibili in un contesto di mercato non ancora pronto o fatte in modo troppo frettoloso, possono creare squilibri nei bilanci delle aziende e una risposta del pubblico meno entusiastica di quello che ci potremmo aspettare.

Ci sono anch’io: con Ublique, Spindox investe nell’AI

Non solo Copilot: nel 2021 anche Spindox ha fatto un investimento importante per Ublique©, la sua piattaforma di decision intelligence integrata da una suite di soluzioni verticali dedicate al supply chain management. Una scelta fatta non “per postura” o per ritorni pubblicitari, ma per una vera “tensione verso l’innovazione”.

Pur non avendo una base dati paragonabile a quelle di Google o di Microsoft, il nostro progetto all’insegna della collaborazione uomo-macchina è ambizioso da tanti punti di vista. In primo luogo quello della sfida delle sfide: coniugare la sostenibilità economica con quella ambientale nel settore della logistica. Qualcosa di vitale in ottica PNRR e più in generale di efficientamento delle imprese che si affidano a Spindox.

L’idea di collaborazione uomo-macchina è vantaggiosa per entrambi: Ublique lavora per perfezionare il suo algoritmo giorno per giorno e renderlo utilizzabile in un ventaglio di situazioni sempre più ampio. Questo però senza mai rinunciare a quello che è il cuore del lavoro di Spindox: il fattore umano. Proprio per questo, dietro Ublique c’è un team che adatta il funzionamento dell’algoritmo a ogni cliente.

Un’azienda giovane e ricca di competenze che investe in AI per migliorare l’esperienza dei suoi clienti e, si spera, migliorare sempre di più nei suoi quattro ambiti di competenza: non solo nei suoi quattro ambiti elettivi di competenza (Demand Intelligence, Revenue Management, Transport Planning e Warehouse Optimization), ma più in generale in tutti gli ambiti in cui l’intelligenza artificiale può aiutare a prendere la decisione migliore

Camillo Cantarano
Camillo Cantarano
Ho sempre avuto le idee chiare: ho una laurea triennale storia medievale e sono vissuto a Parigi, quindi adesso lavoro nell’ambito di comunicazione e giornalismo a Roma. In mezzo, ho studiato giornalismo, ho lavorato su mondo crypto e criminalità, ho scritto un po’ e ho accumulato tante esperienze significative. Non mi spaventa scrivere di nessun argomento, a parte “scrivi qualcosa su di te”

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