In un contesto di crisi come quello che stiamo vivendo, il B20 è stata l’opportunità per ridefinire gli obiettivi di una crescita più sostenibile.
Il nuovo ecosistema
Di recente Spindox ha partecipato al CeTIF SUMMIT: Reshape the ecosystem to a new next.
Al summit hanno portato le loro voci Emma Marcegaglia, B20 italy Chair e CEO di Marcegaglia Steel, Salvatore Rossi, Presidente presso TIM, Maria Chiara Mosca, Commissario Consob, Salvatore Rossi, Maurizio Tamagnini, Ammonistratore Delegato FSI, ral manager di CeTIF, Salvatore Borgese, General Manager di Mooney, Matteo Mille, COO Dir Marketing and Operations Microsoft Italia, Marco Siracusano, Amministratore Delegato Postepay e Roberto Tognoni, Executive partner di Reply.
Ma cos’è questo new next? È qualcosa che non è ancora stato definito e che si sta costruendo da solo. E ciò sta avvenendo per effetto di dinamiche e fenomeni che sono già in atto e che non sempre si possono cogliere, leggere ed interpretare.
«Nella costruzione di questo nuovo paradigma sociale ed economico bisogna riconoscere alcune leggerezze ed ipocrisie legate alla transazione energetica, ecologia e digitale. È importante porre molta attenzione al capitale sociale del nostro paese. Esso infatti rappresenta un vantaggio competitivo che l’Italia ha il dovere morale di mettere a frutto» racconta Ferruccio De Bortoli, moderatore della prima parte del confronto. E aggiunge. «Parlando del ruolo della finanza, siamo tutti d’accordo nel perseguire i fattori ESG. Ma è compito anche del mondo accademico, e non solo della comunicazione in generale, parlare dell’ipocrisia che c’è intorno».
G20: un ecosistema da definire
Il G20 è la riunione dei capi di governo dei paesi più importanti nel mondo. Questi paesi producono circa l’80% del PIL mondiale.
Il G20 nasce nel 1999 come un’assemblea dei ministri delle finanze. A seguito della grande crisi finanziaria, nel 2008 si trasforma nella riunione dei capi di stato. Questo avviene nella totale consapevolezza che alcuni grandi fenomeni globali non possano essere gestiti dai paesi del G7 o del G8, ma sia necessaria una mobilitazione globale. Negli anni successivi il G20 si espande e crea quelli che vengono definiti gli engagement group, ovvero gruppi che mostrano quanto sia importante il ruolo della società civile nel plasmare la crescita. Tra questi nasce il B20 – Business 20 – il più importante tra i gruppi. Esso infatti rappresenta il mondo del business globale.
In questa edizione il B20 ha registrato una grande partecipazione da tutto il mondo, coinvolgendo per la prima volta anche le università. Il forte interesse per questo evento, in un anno così particolare, è dovuto sia ad una totale consapevolezza di quanto sia importante ripensare il mondo, sia ad un tentativo di ragionare su quali possano essere i paradigmi della nuova crescita. Apertura, coinvolgimento, collaborazione e scambi di idee. Questa era l’aria percepita.
Il B20 e le sue responsabilità
Quest’anno il B20 ha innanzitutto individuato le priorità e gli obiettivi per ridefinire la crescita. Ha anche evidenziato come il mondo del business sia pronto a prendersi le responsabilità dei grandi cambiamenti. Tra questi quello climatico, quello digitale e quello dell’innovazione in generale. È stato inoltre affermato che senza le idee, la ricerca, l’innovazione e gli investimenti delle imprese è difficile risolvere le trasformazioni che sono ormai urgenti.
Le raccomandazioni di quest’anno sono molto concrete e pragmatiche, con obiettivi a medio termine – a tre o quattro anni. Questo approccio di continuità consente che determinate tematiche vengano affrontate soprattutto da paesi come Indonesia, India e Brasile che ospiteranno i B20 e G20 successivi. Senza dover ricominciare da capo.
Il Covid-19 ha causato la crisi sanitaria, economica e sociale peggiore dal dopo guerra. Questa crisi ha accelerato una serie di processi che erano già in corso prima dello scoppio della pandemia. Un esempio sono le crisi geopolitiche. Nel 2010 solo l’1% delle merci era coperto da azioni protezionistiche. Nel 2019 questa percentuale ha raggiunto il 10%. Ed è proprio su questi temi che il B20 vuole intervenire.
La pandemia ha aumentato il divario tra paesi ricchi e paesi poveri, accentuando una crescita disomogenea già esistente. Nei paesi più ricchi infatti le politiche fiscali e monetarie sono state importanti per la ripartenza. Nei paesi più poveri, al contrario, questo non è avvenuto.
Nonostante sia stata vista una ripartenza, c’è ancora molto da fare. Per questo è importante che il B20 capisca quali siano i problemi da affrontare, così da cercare di risolverli.
I temi caldi del B20
Bisogna ripristinare un sistema di scambi regolato a livello multilaterale. Sono stati stipulati accordi commerciali tra singoli paesi – l’Europa lo ha fatto con il Canada, con il Messico e con altri stati. Ma è importante che ci siano accordi multilaterali. Il rischio nella stipulazione di accordi unilaterali è di creare nuove chiusure, nuovi protezionismi e regionalismi. Questo spesso porta delle conseguenze negative, impoverendo i paesi.
Un altro tema affrontato è quello dell’impact financing. Con questo termine si fa riferimento al concetto secondo cui la finanza non deve focalizzarsi solo sul ritorno economico ma deve anche considerare le conseguenze dal punto di vista climatico e dell’inclusione.
Si è inoltre parlato di digital transformation. Infatti il 60% della crescita del PIL sarà legata al digitale. Per questo servono infrastrutture, regole e standard condivisi, oltre che formazione. Il rischio generato da questo fenomeno è di accentuare il digital divide, creando una maggiore polarizzazione.
Non rimane fuori dalla discussione l’importanza dei sistemi sanitari di tutto il mondo. Infatti garantire a tutti la possibilità di curarsi è un modo per creare inclusione.
Il B20 ha anche affrontato il tema del women empowerment. Si tratta di uno strumento di inclusione, di lotta all’ingiustizia e di contrasto della violenza. «Avere più donne in tutti i luoghi in cui si decide è il più potente strumento per aumentare la crescita economica e sociale nel mondo. Bisogna cancellare gli stereotipi di pensiero, portare le donne a studiare STEM, dare incentivi ad aziende che assumono donne e fare in modo tale che le donne riescano a gestire la loro vita familiare e la vita lavorativa» racconta Emma Marcegaglia.
Le raccomandazioni si concludono con il tema dell’educazione e dello skills gap. Viene infatti ricordato l’importanza del sistema educativo ed universitario, infrastrutture su cui è opportuno investire.
Le responsabilità delle imprese secondo il B20
Successivamente, alla tavola rotonda, interviene Maria Chiara Mosca. «Tra i messaggi chiave della comunicazione finale del B20 mi soffermo sulla numero 3: Scale up sustainable finance and support investing and financing. Questo messaggio auspica che i regolatori delle nazioni unite svolgano un ruolo strategico nel creare un ecosistema capace di indirizzare i capitali privati verso scelte compatibili con il benessere collettivo. Le decisioni economiche non possono prescindere da considerazioni di sostenibilità. E deve essere così sia per quanto riguarda la spesa pubblica, sia per gli operatori economici privati. Storicamente il settore privato e l’impresa hanno avuto un ruolo determinante in numerose rivoluzioni economiche e tecnologiche. Ed è quello che sta accadendo anche oggi. Infatti il sistema privato ha un ruolo importante nella riduzione di emissioni e nel porre l’attenzione necessaria a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità.»
Alle imprese si chiede un duplice impegno. Prima di tutto le aziende devono porre attenzione ai rischi di sostenibilità. Bisogna riconoscerli e saperli rappresentare agli investitori. Tra questi rischi c’è la capacità di resistere ai cambiamenti climatici. Ma ci sono anche nuovi rischi che le imprese devono gestire, misurare e rappresentare al mercato.
Il secondo impegno è quello di tener conto dei fattori di sostenibilità e delle loro esternalità negative. Ogni impresa comporta un costo per l’ambiente. Si tratta di un costo implicito, non sopportato dall’impresa ma dalla società nel suo complesso. È importante tenere conto di questo nel riprogettare la propria politica economica. Facendo quindi attenzione alla catena del valore, rivolgendosi agli operatori economici e integrando la sostenibilità nelle scelte imprenditoriali. La sostenibilità deve essere il principio su cui si basano le scelte effettuate.
I concetti chiave del B20
Un altro tema chiave trattato al B20 è la disclosure in ambito ESG da parte delle imprese. Da questo punto di vista l’Europa è all’avanguardia. Infatti nel 2014 è stata stipulata una direttiva sulle relazioni non finanziare – recepita in Italia nel 2016 – che impone agli enti di interesse pubblico di pubblicare delle dichiarazioni non finanziarie. Ma questo cosa significa? Non finanziario ha un significato ambiguo. In generale si fa riferimento a variabili che non possono essere analizzate attraverso la tradizionale metrica contabile. In queste dichiarazioni gli enti devono identificare i rischi di sostenibilità, l’impatto sulle variabili ESG e le politiche che hanno deciso di adottare. Si tratta quindi di una policy che spinge le imprese a rappresentare ed esternalizzare ciò che fanno.
Alla normativa del 2014 ne segue un’altra del 21 aprile 2021 che tratta il tema del reporting di sostenibilità. Questa attività crea dei costi significativi all’azienda. Per questo motivo l’obiettivo è quello di definire con maggiore precisione il contenuto delle dichiarazioni non finanziarie, ponendo particolare attenzione a quelli che sono i fatti di sostenibilità e le politiche di definizione dei rischi.
E, proprio nello spirito del disclosure, quant’anno Spindox ha volontariamente deciso di pubblicare il Bilancio di Sostenibilità.
Le implicazioni della disclosure
Porre molta attenzione alla disclosure, e quindi a ciò che le imprese devono comunicare, ha senso se si realizzano due condizioni.
Da un lato ci deve essere una sentita consapevolezza da parte del management del significato di sostenibilità. Con questo termine si fa riferimento ad una gestione orientata alla crescita e allo sviluppo nel lungo periodo. Un esempio di questa consapevolezza è ciò che emerge dal rapporto Consob del 2020 sull’informativa non finanziaria. In questa analisi viene infatti dimostrato che sono aumentate le imprese che uniscono la retribuzione dei manager al raggiungimento di alcuni obiettivi di sostenibilità. Le aziende che hanno adottato questa strategia operano principalmente nel settore industriale e finanziario. E, analizzando i numeri, risultavano 63 nel 2020 e solo 33 l’anno precedente. Quindi la disclosure diventa efficace nel momento in cui c’è consapevolezza circa gli obiettivi di sostenibilità.
Dall’altro la disclosure deve essere legata ad incentivi. Ci deve essere un interesse da parte degli investitori ad investire sulla sostenibilità. L’osservatorio Consob sulla scelta di investimento delle famiglie rivela un interesse crescente verso investimenti sostenibili e socialmente responsabili.
CeTIF e la creazione di ecosistemi
Imanuel Baharier, general manager di CeTIF, introduce la realtà del CeTIF, ente promotore dell’evento, con una storia. «Mia moglie lavora in un centro di terapia cognitiva per ragazzi con gravi problemi di apprendimento. Questo centro registra un tasso di successo incredibile. Ci sono infatti bambini che arrivano quasi alla laurea quando al momento della nascita si pensava che non sarebbero mai stati in grado di parlare. Per questo, un giorno le ho chiesto come fanno ad ottenere questi risultati. La risposta mi ha ricordato molto quello che facciamo noi in CeTIF, ovvero creano ecosistemi. Nel centro infatti lavorano con il bambino in modalità one-to-one, facendo insieme gli esercizi. Allo stesso tempo vengono creati degli ecosistemi in cui il bambino riesce ad esprimere le proprie potenzialità con la famiglia, con la scuola e con i compagni. Ed è questo che permette di realizzare un intervento cognitivo più efficace. In questo contesto tutto l’ecosistema cresce, mi racconta mia moglie. Non è soltanto il bambino a migliorare. La scuola migliora, il paese migliora, la classe migliora.»
CeTIF crea ecosistemi interni ed esterni all’azienda ricorrendo ad un metodo sistemico che non è specifico soltanto per l’area o l’azienda in questione. «L’intervento mira a far cambiare e far evolvere chi lavora con noi. Il successo lo raggiungiamo quando, dopo aver lavorato con CeTIF, l’azienda o la business unit non sono più le stesse» spiega Imanuel Baharier.
CeTIF fa inoltre ricorso a sandbox, un format nato nel 2018, implementato per risolvere delle tematiche che sono di natura pre – competitiva. In questo format collaborano tutti i player del sistema chiamati a trovare soluzioni che vengono poi messe in opera. Si tratta quindi di sfide che coinvolgono il sistema Italia ed il contesto in cui opera.
L’organizzazione di CeTIF
CeTIF si articola in quattro realtà: ricerca, eventi, consulenza e formazione.
Per quanto riguarda la ricerca, CeTIF offre dei percorsi il cui obiettivo è quello di definire i trend del settore finanziario, l’evoluzione strategica e gli effetti dell’innovazione e della digitalizzazione. Propone oltre 60 eventi annuali – tra cui webinar, workshop, summit e community event – finalizzati alla condivisione di conoscenze ed esperienze e la definizione di strategie sui fattori che innovano l’ecosistema di riferimento.
Per tutte queste opportunità Spindox ha deciso di affiliarsi a CeTIF.
A questo si aggiunge il neonato spin off, CeTIF Advisory. Nato come espansione del centro di ricerca universitario, CeTIF Advisory basa il suo lavoro creando due sistemi, la mediazione e la trascendenza. La mediazione serve a fare in modo che tutte le parti coinvolte possano raggiungere un livello di crescita pari a quello che sarebbe loro possibile senza questa interazione. La trascendenza invece si riferisce alla capacità di far proprio un contenuto per poi applicarlo in contesti differenti.
Ed infine la CeTIF Academy, un programma di formazione rivolto sia ai manager sia alle figure junior. Qualcosa di simile, ci pemettiamo di dire, alla Spindox Academy. Si tratta di un percorso di formazione per neodiplomati e neolaureati che solitamente dura un mese, finalizzato all’inserimento in azienda.