Davos 2023: Sostenibilità e approvvigionamenti

da | Gen 20, 2023

Davos può sembrare insignificante, a prima vista. La città del Canton Grigioni ha 10.000 abitanti, la metà di un comune medio italiano. Eppure, provate voi a vedere un comune italiano che ha ospitato, nel corso degli anni, premi Nobel, presidenti europei e americani, opinion leaders a livello mondiale come Greta Thunberg. 

Quest’anno, però, Davos è particolare: in un momento di grande tensione internazionale, per la prima volta disertano il World Economic Forum i commanders-in-chief di Russia (Vladimir Putin), Stati Uniti (Joe Biden) e Cina (Xi Jinping). Malgrado ciò, il forum di Davos di quest’anno è il più partecipato di sempre: 2700 personalità. E qualcosa è cambiato: a Davos il tema dominante dei primi giorni, insieme a quello dell’economia, è la sostenibilità.

Green-War

Sostenibilità e investimento green che sono sulla bocca di tutti, in questo momento. E’ vero che Joe Biden non si è presentato fra le Alpi in Svizzera, ma è molto interessante che a Davos sia stato mandato il suo inviato per il clima, John Kerry. Perché in effetti, dietro ai sorrisi e alle strette di mano, c’è un po’ di tensione fra UE e Stati Uniti, a causa delle nuove politiche messe in piedi dall’amministrazione Biden.

Gli Usa sono sempre stati indietro nel mondo dell’industria green: “Troppi interessi in ballo, troppo dipendenti dal petrolio”, si diceva di solito. Ma l’amministrazione Biden ha deciso che è il caso di recuperare il ritardo industriale e infrastrutturale su questo tema, tramite due leggi:

  • Chips Act, un piano di finanziamenti per 52 miliardi di dollari per le imprese nell’ambito dei semiconduttori, in modo da ritornare competitivi in questo campo
  • Inflation Reduction Act (IRA): un piano di 400 miliardi circa per lavorare su energia pulita e affrancarsi dalla Cina nelle catene d’approvvigionamento di componenti tecnologici, quali le batterie dei veicoli elettrici

Si potrebbe dire “contenti tutti”, dal momento che ci serve che gli USA diminuiscano le emissioni. Ma non è tutto oro quel che luccica: diversi Governi in Europa lamentano il fatto che il piano del Governo statunitense non sia tanto quello di creare nuove industrie nel settore green, quanto piuttosto di “scippare” all’UE le industrie che già sono presenti sul loro territorio tramite incentivi.

Von Der Leyen a Davos

E quindi, la replica di Ursula Von Der Leyen arriva a Davos (qui il testo completo del suo intervento in inglese), ed è molto dura nei confronti degli Stati Uniti, di un livello di durezza che non si vedeva dai tempi di Trump.

“Non è un segreto che alcune norme dell’Inflation Reduction Act abbiano sollevato una serie di preoccupazioni per via degli incentivi alle aziende”.

“Assistiamo a tentativi aggressivi di attrarre le nostre capacità industriali in Cina o altrove. Abbiamo un bisogno impellente di effettuare questa transizione Net-zero senza creare nuove dipendenze. E sappiamo che le future decisioni di investimento verranno prese in base a ciò che facciamo oggi”

(Ursula Von Der Leyen)

Una situazione non semplice per un continente che è sempre più in difficoltà dal punto di vista della competitività economica. Soprattutto, la guerra in Ucraina ha messo in seria difficoltà a livello finanziario ed energetico le industrie europee. Tutti a Davos si sbrigano a sottolineare come sia una cosa poco probabile. Ma intanto, questo spettro della recessione aleggia per le cancellerie europee.

Così, quella che potrebbe essere un’ottima notizia, si trasforma in un’ennesima ragione di tensione nell’UE.

Il piano verde di Davos. Ma il green new deal, dov’è finito?

La soluzione, Von Der Leyen la presenta a Davos tramite un nuovo piano per innovazione e green economy. “L’UE ha un piano per il Green Deal”, oltre a un altro analogo sull’alta tecnologia, il “Net zero industry act.

La presidentessa della Commissione risponde con decisione, ma certo la situazione non è semplice: dallo scoppio in Ucraina, il tema della transizione ecologica è finito in secondo piano. Malgrado gli eventi catastrofici a livello climatico, le nostre energie finanziarie sono finite negli aiuti militari a Kiev.

Abbiamo riacceso le centrali a carbone, proprio nel momento in cui molti Paesi avevano annunciato il loro spegnimento. Ci siamo scoperti dipendenti e vulnerabili rispetto al gas russo. Abbiamo deciso di aspettare, consapevoli del nostro primato come Europa e pensando che nessuno avrebbe mai osato attaccarlo.

In questo modo, ci siamo scoperti deboli, e su questo la stessa Von Der Leyen fa mea culpa:

“Anche noi europei dobbiamo migliorare nel coltivare la nostra industria delle tecnologie pulite. Abbiamo una piccola finestra per investire in tecnologia pulita e innovazione per ottenere la leadership prima che l’economia dei combustibili fossili diventi obsoleta. Abbiamo un settore fiaccato da una pandemia, problemi nella catena di approvvigionamento e shock dei prezzi”

(Ursula Von Der Leyen)

Ma non tutti sono rimasti convinti dal discorso della presidentessa della commissione a Davos.

Fra i due litiganti, il terzo (Greta Thunberg) attacca Davos

L’avevamo lasciata nella Germania di Ursula Von Der Leyen, Greta Thunberg. A protestare contro l’allargamento di una miniera di lignite, insieme a diversi attivisti di Friday for Future e associazioni di residenti.

Il 19 gennaio, però, arriva l’attacco della ragazza svedese allo stesso World Economic Forum, al quale partecipa in una tavola rotonda fra attivisti del clima. E’ ormai di casa, qui: partecipa al WEF dal 2019, con solo un anno saltato, il 2022.

“Queste persone continueranno a investire nel fossile finché possono, a sacrificare persone per il loro guadagno personale. Il cambiamento di cui abbiamo bisogno, in questo momento, dev’essere di creare una massa di persone critiche che richiedano giustizia e cambiamenti. […] A Davos si trovano fondamentalmente quelle persone che stanno alimentando il più possibile la distruzione del Pianeta”.

(Greta Thunberg)

Tattica vs strategia

In questa cornice, certo destabilizzante per i piani di Stati Uniti ed UE, è stata consegnata ai CEO di compagnie di petrolio e gas una lettera con quasi un milione di firmatari per chiedere lo stop del carbone. Sono inconciliabili le posizioni di Greta Thunberg con quelle della UE? Forse no, forse sono solo due modi differenti di affrontare il problema.

Il metodo di Von Der Leyen e di Biden è uno strategico. La strategia è, per il filosofo Michel De Certeau:

“Calcolo o manipolazione dei rapporti di forza che diviene possibile a partire dal momento in cui un soggetto di volere e potere (azienda, esercito, città, istituzione scientifica) è isolabile. Postula così un legame suscettibile di essere la base di relazioni con una esteriorità di soggetti o minacce”.

(M. de Certeau, L’Invention du quotidien. Les arts de faire)

La strategia ha come scopo la fondazione di un ordine, di rafforzamento della sovranità e di affermazione di un monopolio e di una certa legittimità. Un qualcosa che si scontra con soggetti minori o esterni, che a questo punto sono considerati come illegittimi. Un sentimento, questo, che spesso si percepisce nei confronti di alcuni soggetti attivisti: per Governi e organizzazioni potrebbero essere anche utili, ma non hanno un peso specifico paragonabile al loro.

Lo scopo? Definire un percorso razionale, con delle tempistiche ben precise, che porti una collettività (in questo caso il mondo globalizzato) da un punto A a un punto B, senza troppi scossoni. Perché agli strateghi, il disordine non piace per niente.

Disordine rappresentato proprio da Greta Thunberg: se la strategia vuole creare dei quadri facilmente controllabili dal punto di vista strategico, simbolico, discorsivo, la tattica è il tentativo di ridefinire gli spazi messi in piedi da un’istituzione. Questo si fa tramite atti di appropriazione simbolica e rimodulazione dei significati determinati da qualcun altro. Malgrado non siano in grado di “definire il campo” in cui si muovono, i tattici hanno una capacità inventiva e di “sparigliare le carte” che può produrre risultati molto interessanti.

Tattici vs Strategici: Chi ha ragione?

Probabilmente entrambi: Von Der Leyen e Biden hanno presentato un piano enorme di sussidi. Ma non si può non vedere un aumento di visibilità e risultati tangibili dal momento in cui ci sono stati i primi Fridays for Future. Dieci anni fa, la sostenibilità ambientale a Davos non sarebbe entrata, e oggi invece è uno dei temi chiave!

Oggi Greta Thunberg può, insieme ad altri attivisti, consegnare una lettera al Forum di Davos ai CEO di diverse compagnie impegnate nel settore di petrolio e gas. E contiene una petizione per fermare l’utilizzo del carbone firmata da quasi un milione di persone.

Vanessa Nakate, anche lei attivista e anche lei presente alla tavola rotonda di Greta Thunberg a Davos, ha provato a vedere il bicchiere mezzo pieno: nel 2022 si è raggiunto il picco d’investimento nelle energie rinnovabili sul mercato. E la Stessa Von Der Leyen sottolinea che, al di là delle divergenze fra Stati Uniti e UE, verrà messo sul mercato delle rinnovabili un trilione di dollari nei prossimi anni!

Uno non può fare a meno dell’altro, in questa battaglia: ai Governi mondiali serve qualcuno che ricordi loro che non possiamo più ignorare quello che succeda; ma, d’altronde, i Fridays for Future da soli non hanno competenze, risorse e potere per mettere con le spalle al muro le aziende meno sensibili e portarle verso un modello più sostenibile del lavoro.

E’ giusto alzare la voce gli uni contro gli altri, ma basta ricordarsi una cosa: che teoricamente staremmo combattendo la stessa battaglia.

La sostenibilità ambientale passa anche per Ublique

Ciò che è sempre più evidente, che si presti attenzione ai richiami della politica o alle forme di protesta degli attivisti, è che il tema della salvaguardia del pianeta e della diminuzione delle emissioni, così come degli sprechi è diventato ormai centrale e imprescindibile.

La tecnologia in questo svolge un ruolo di primo piano poiché ha il compito di supportare i decisori nel fare le scelte giuste. Attraverso algoritmo di ottimizzazione, strumenti di previsione e simulazione, è possibile aiutare il business a compiere azione sostenibili senza sacrificare l’efficienza dell’azienda.

Ublique nasce per questo.

La piattaforma di decision intelligence di Spindox è pensata per affiancare i decisori in contesti sempre più complessi e variabili. Lavorando sui dati forniti dall’azienda, si può migliorare la gestione delle scorte di magazzino in una maniera più efficiente; ottimizzare la logistica da ogni punto di vista; migliorare il trasporto e creare una filiera più semplice da tracciare, fondamentale nel mondo del business attuale. E tutto questo si può fare creando valore ulteriore nell’azienda.

Al di là delle nostre opinioni personali su Greta Thunberg o su Ursula Von Der Leyen, la strada è tracciata: il mondo va verso un futuro di sempre maggiore sostenibilità, e questa cosa non è incompatibile con la tecnologia o con un efficientamento dell’ecosistema-azienda e dei customer services. In questa ottica continuerà a muoversi Spindox nel corso degli anni a venire.

Camillo Cantarano
Camillo Cantarano
Ho sempre avuto le idee chiare: ho una laurea triennale storia medievale e sono vissuto a Parigi, quindi adesso lavoro nell’ambito di comunicazione e giornalismo a Roma. In mezzo, ho studiato giornalismo, ho lavorato su mondo crypto e criminalità, ho scritto un po’ e ho accumulato tante esperienze significative. Non mi spaventa scrivere di nessun argomento, a parte “scrivi qualcosa su di te”

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