Digital Compass 2030: la roadmap UE per il digitale

da | Lug 3, 2023

Nel mondo attuale, totalmente interconnesso e globalizzato, non è più sufficiente pensare allo sviluppo tecnologico su base nazionale. Serve agire per rendere l’ambiente digitale un bene per tutti gli europei, in modo che non sia solamente competitivo ma anche sicuro e rispettoso delle libertà fondamentali. Cosa significa questo per tutti noi?

Il percorso per il decennio digitale

Molto probabilmente hai raggiunto questo articolo online seguendo un link da un social media oppure da un motore di ricerca; certamente starai leggendo queste righe da un dispositivo digitale; con ogni probabilità farai, almeno occasionalmente, acquisti online.

Ormai le nostre vite sono talmente interconnesse e legate al mondo digitale che non ci facciamo più caso.

Per questo motivo il tema dello sviluppo tecnologico è diventato centrale nei programmi di finanziamento a livello europeo, non solo per quanto concerne l’adozione di nuove tecnologie sempre più potenti ed efficaci ma anche per assicurarsi che questi sviluppi siano sicuri, garantendo la nostra privacy e le libertà fondamentali.

A seguito di ciò, l’Unione Europea ha lanciato nel marzo 2021 il “Percorso per il decennio digitale” (o digital compass), il programma strategico che mette la transizione digitale al centro dello sviluppo economico e dell’autonomia strategica europea.

Il “Percorso” fissa obiettivi e traguardi digitali specifici da raggiungere entro il 2030, con istruzione e competenze digitali in primo piano. Il programma Digital Compass si pone come obiettivo quello di fornire soluzioni a molte delle sfide che l’Europa e i suoi cittadini si trovano ad affrontare, con un focus particolare per le seguenti opportunità:

  • Creazione di posti di lavoro.
  • Miglioramento dell’istruzione.
  • Incentivazione della competitività e dell’innovazione.
  • Lotta ai cambiamenti climatici e realizzazione della transizione verde.

A livello comunitario l’UE si prefigge con questo programma Digital Compass di stimolare un quadro normativo. Lo scopo è di sviluppare il cloud computing, l’accesso transfrontaliero ai contenuti e la connettività mobile dei dati senza frontiere. Tutto questo continuando a salvaguardare la privacy, i dati personali e la sicurezza informatica.

Il Digital Compass e gli obiettivi del 2030

Il Digital Compass è il sistema normativo di monitoraggio e di governance predisposto dall’UE per l’attuazione della strategia digitale ed è suddiviso in quattro comparti:

  1. Competenze: sono stati fissati due obiettivi, ovvero di avere almeno 20 milioni di Specialisti delle TLC e di raggiungere un minimo dell’80% della popolazione con competenze digitali di base.
  2. Trasformazione digitale delle imprese. Gli obiettivi prefissati sono i seguenti: 75% delle imprese dell’UE che utilizzano cloud/IA/Big Data; aumentare scale-up e finanziamenti per raddoppiare gli “unicorni” dell’UE; oltre il 90% delle PMI almeno al livello base di intensità digitale.
  3. Infrastrutture digitali sicure e sostenibili. Gli obiettivi del comparto: connettività per tutti; raddoppiare la quota dell’UE della produzione di semiconduttori mondiale; 10 000 nodi periferici altamente sicuri a impatto climatico zero per i dati, edge e cloud; primo computer con accelerazione quantistica.
  4. Digitalizzazione dei servizi pubblici. Il comparto ha i seguenti obiettivi: servizi pubblici fondamentali per il 100% online; 100% dei cittadini con accesso alla propria cartella clinica online; 80% dei cittadini con accesso all’identificazione digitale

Gli obiettivi dei diversi comparti sono da raggiungere entro il 2030, con un meccanismo di cooperazione annuale che coinvolge la Commissione e gli Stati membri basato sull’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), per misurare i progressi compiuti verso ciascuno degli obiettivi.

Gli ostacoli alla Digitalizzazione

Ci sono diverse problematiche che il Mercato Unico Digitale dell’UE dovrà affrontare per attuare la propria strategia comunitaria.

Alcuni di essi sono generali e comuni a tutta l’Unione Europea.

Pensiamo ad esempio alla frammentazione del mercato digitale europeo, dovuta alla coesistenza di diverse regolamentazioni e normative nazionali. Questo rende difficile per le imprese operare a livello transfrontaliero e limita la concorrenza all’interno del mercato unico.

Un altro tema delicato riguarda la mancanza di infrastrutture digitali efficaci, in particolare nelle aree rurali e remote dove l’accesso alla connettività è limitato e impedisce ai cittadini di usufruire appieno dei servizi digitali.

Accanto a questi problemi ne esistono di altri più specifici e di non facile risoluzione.

Digital Compass 2030: Privacy e diritti

La prima criticità riguarda la tutela dei dati e della privacy online per tutti i cittadini comunitari. Sarà fondamentale garantire che le informazioni personali degli utenti siano protette da eventuali violazioni o abusi.

Un primo passo è stato fatto con la Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali, adottata il 5 dicembre 2022. L’obiettivo della dichiarazione è definire i diritti dei cittadini nello spazio digitale ed elaborare un quadro di principi che l’UE e gli Stati membri convengono di sostenere nel processo di trasformazione digitale.

I diritti e i principi delineati nella Dichiarazione integrano i diritti esistenti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, compresa la legislazione in materia di protezione dei dati e della privacy.

In breve, si può dire che gli stessi diritti fondamentali validi offline lo saranno anche online.

Particolare attenzione sarà data ai seguenti aspetti:

  • libertà di espressione, compreso l’accesso a informazioni diversificate, affidabili e trasparenti;
  • libertà di avviare e condurre un’attività online;
  • protezione dei dati personali e della privacy e diritto all’oblio;
  • protezione della creazione intellettuale degli individui nello spazio online.

Digital Compass 2030: Economia dei dati

Un secondo aspetto specifico di non poco conto è relativo alla enorme quantità di dati che lo sviluppo tecnologico ha reso disponibile. L’obiettivo dell’UE è di creare un mercato unico dei dati in linea con i valori europei comuni, consentendone una maggiore condivisione e un maggiore riutilizzo a livello intersettoriale e transfrontaliero.

Nell’ottobre 2020 il Consiglio europeo ha accolto le proposte in tal senso della Commissione europea, favorendo così la creazione di una vera economia dei dati europea, competitiva e allo stesso tempo garante di un elevato livello di sicurezza dei dati.

Una componente importante di tale strategia riguarderà la governance dei dati, costituita da solidi meccanismi per far crescere la fiducia nei servizi di intermediazione dei dati, al fine del riutilizzo a livello transfrontaliero e intersettoriale. Questo aspetto risulta fondamentale per alcuni settori strategici europei, quali l’energia, la mobilità e la salute, negli ultimi tempi sempre più al centro dei dibattiti economici e politici.

Il Consiglio ha approvato l’atto sulla governance dei dati il 16 maggio 2022. Le nuove norme si applicheranno a partire da 15 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento.

Digital Compass 2030: Tassazione digitale

Un aspetto critico non trascurabile è quello della competizione tra i diversi sistemi fiscali esistenti in Europa. Fino ai nostri giorni il dibattito era riservato alle questioni derivanti dalle diverse aliquote fiscali nazionali, che spingevano gli stati ad abbassare il livello delle imposte al fine di attrarre investimenti e imprese. I casi di Olanda e Irlanda sono ancora attuali e ben presenti.

Oggi si aggiunge un nuovo livello di complicazione, quello digitale. L’attuale regolamentazione fiscale internazionale è stata creata ad hoc per modelli imprenditoriali che implicano una presenza fisica in un paese. Ne consegue che spesso gli utili derivanti dalle attività digitali non sono tassati nel paese in cui i profitti vengono generati.

L’UE ha ricompreso tra gli obiettivi strategici anche quello di adeguare all’era digitale i sistemi fiscali degli Stati membri, che dovrebbe portare in futuro a una soluzione definitiva non solo a livello europeo ma, si spera, basata su un consenso il più globale possibile.

Digital Compass 2030: Artificial Intelligence

Immaginate di chiedere un mutuo alla vostra banca e di vedervi respinta la richiesta perché un computer ha analizzato le vostre spese negli ultimi mesi e vi ha segnalato negativamente. Immaginate anche che una macchina abbia l’ultima parola sull’invito o meno a un colloquio per il lavoro dei vostri sogni.

Tutto ciò fa parte del futuro che desideriamo per i nostri figli?

Stando a quanto prevederà la nuova legislazione a livello comunitario e agli obiettivi del Digital Compass, questo non potrà accadere in Unione Europea.

Nell’ottobre 2020 il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a:

  • Proporre soluzioni per aumentare gli investimenti pubblici e privati, sia europei che di ciascuno stato UE, nella ricerca e innovazione del settore AI.
  • Garantire un migliore coordinamento e una più efficace sinergia tra i centri di ricerca europei.
  • Fornire una definizione chiara e oggettiva dei sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio.

In base a queste indicazioni, nell’aprile 2021 la Commissione ha presentato AI Act, la legge sull’intelligenza artificiale. Scopo della legge è armonizzare le normative sul tema e coordinerà le strategie di tutti gli Stati membri.

La nuova legislazione in ottica Digital Compass 2030 garantirà l’eticità delle soluzioni di AI utilizzate nell’Unione Europea ed il rispetto della nostra privacy e dei valori fondamentali europei. Tutto questo cercando di non compromettere la competitività delle imprese, al fine di sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie AI.

Il Consiglio ha discusso la proposta legislativa nell’ottobre 2021. Così facendo ha sottolineato da un lato i notevoli vantaggi sociali ed economici che l’IA può apportare in numerosi settori; dall’altro, la necessità di tutelare la privacy e garantire la sicurezza.

Saranno individuati in particolare 4 livelli di rischio:

  • I sistemi considerati una minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti individuali delle persone saranno vietati (ad es. le applicazioni di AI per il social scoring o quelle che manipolano il comportamento umano per aggirare il libero arbitrio degli utenti).
  • I sistemi ad alto rischio dovranno soddisfare criteri rigorosi prima di poter essere immessi sul mercato dell’UE. Per fare degli esempi, AI nella formazione scolastica o professionale, nell’occupazione, nelle risorse umane, nell’applicazione della legge, nella gestione della migrazione, dell’asilo e del controllo delle frontiere.
  • I sistemi a rischio limitato saranno consentiti, ma gli utenti dovranno essere consapevoli di interagire con l’IA (un esempio potrebbe essere quello delle chatbots).
  • Le soluzioni a rischio minimo, che continueranno ad essere disponibili.

Digital Compass 2030: Cybersicurezza

L’ultimo, ma primo in ordine di importanza, dei problemi riguarda la cybersicurezza.

Si stima che le perdite dovute alla criminalità informatica abbiano superato i 5.200 miliardi di euro nel 2021. Si tratta di una cifra superiore al PIL combinato di Francia, Italia e Spagna nel 2020. Che siate un privato, una piccola impresa o una grande multinazionale, l’utilizzo di risorse digitali è sinonimo di vulnerabilità.

Le nuove norme europee, nell’ambito della direttiva NIS2, mirano proprio a rafforzare la sicurezza informatica delle aziende che lavorano in settori cruciali dell’economia o che forniscono infrastrutture critiche ed essenziali.

I settori cruciali individuati dalle istituzioni europee sono in particolare:

  • Energia
  • Trasporti,
  • Servizi finanziari
  • Cloud
  • Telecomunicazioni
  • Aerospaziale,
  • Assistenza sanitaria
  • Industria manifatturiera
  • Servizi informatici del governo centrale.

A fine 2022, specificatamente per questi settori e attività economiche, il Consiglio europeo ha dato 21 mesi di tempo agli Stati membri per attuare ed inserire nelle legislazioni nazionali le direttive europee.

Il tema della cybersicurezza è diventato cruciale anche in merito all’Identità Digitale Europea. Il Consiglio europeo ha infatti delineato un quadro normativo a livello UE per regolare l’identificazione elettronica (e-ID) di ogni cittadino europeo.

L’Identità Digitale dovrà essere pubblica e sicura, garantendo il controllo delle informazioni personali e dei dati online. L’e-ID sarà reso disponibile per le firme digitali e l’accesso ai servizi pubblici, privati e transfrontalieri in modo digitale.

Sandro Pinna
Sandro Pinna
Dopo la laurea in Governo d’Impresa mi sono dedicato a molte attività, tutte di diversa tipologia, ma alla fine mi sono dedicato a quello che più mi appassionava: il digital marketing.

Potrebbe piacerti anche

L’AI Act è fatto. Ora facciamo l’AI

L’AI Act è fatto. Ora facciamo l’AI

L’UE ha approvato l’AI Act, che entrerà in vigore per gradi. Alla sua base, il principio di conformità alla legge e la classificazione dei sistemi secondo il rischio. Ma se fosse troppo presto per regolare il futuro dell’intelligenza artificiale con un grande regime normativo?