Fuorisalone: 40 anni e non sentirli

da | Apr 17, 2023

Da 40 anni, il Fuorisalone è un evento imperdibile per i milanesi e per la comunità di designer in tutta Italia. Un evento che non sembra soffrire il peso degli anni, e che anzi continua ad arricchirsi di nuove personalità e idee per diffondere una certa idea di gusto e stile di vita. Spindox è presente con la sua divisione per le esperienze immersive Ultra, a via Tortona 26, dal 18 al 22 aprile

Milano si illumina, una volta ancora, per uno degli eventi più in voga di tutto l’anno. Stiamo parlando ovviamente del Fuorisalone, che raduna a Miano alcune delle aziende più innovative d’Italia. Ogni anno attira le personalità-chiave del momento: designer, artisti, ma anche tante personalità della musica, della filantropia e soprattutto del content creating. Perché? Beh, ora ve lo spieghiamo meglio.

Fuorisalone: Nel 1983 il primo reportage

Una storia che parte da lontano: è infatti nella Milano da Bere, 20 anni dopo la nascita del Salone, che si iniziano a mettere le basi per la nascita di un evento più informale e più “pop”. Merito di una cultura del gusto che il Salone aveva coltivato a partire dal 1961; ma anche della voglia di trovare nuovi mezzi espressivi e di portare un evento del genere in mezzo alla gente. Una cosa che, con una disponibilità di spazi sempre minore, diventava difficile da fare nei padiglioni del Salone. Tutto questo in una Milano sempre più capitale culturale e affaristica del Paese, in cui le industrie cedevano il passo a luoghi più deputati al terziario.

Fuorisalone 1981

Ed è proprio per questo che iniziano nuove esposizioni nella città. Quello che colpisce è la spontaneità iniziale: diverse aziende iniziano ad occupare il centro con prodotti differenti da quelli del design classico del Salone, ma all’inizio non è un fenomeno organizzato. Nel 1981 al Politecnico c’è l’esposizione degli Alchimia, mentre i Memphis aprono la galleria Arc74 alla cittadinanza.

E’ però la rivista “Abitare” che per la prima volta dedica uno spazio sulle sue pagine al Fuorisalone. L’anno seguente ci sono video reportage e la rivoluzione è iniziata.

La crescita un passo alla volta…

Per diversi anni, il Fuorisalone ottiene un discreto successo di pubblico. Ma è solo nel 1991 che un altro “oggetto di culto” della rassegna viene alla luce: le Guide del Fuorisalone. Vengono create da Gilda Bojardi per la prima edizione del Designer’s Week. Questo perché per la prima volta un mondo del design più aperto e pop decide di considerare il proprio evento una cosa a sé rispetto al Cosmit.

La competizione creata dal Fuorisalone, che nel frattempo scopre anche l’awareness delle installazioni artistiche, ha un effetto di apertura e miglioramento anche del Salone. Così, sulla fine degli anni ’90, il Cosmit viene aperto al pubblico generalista. E non è poco: è uno sforzo che ha allargato a dismisura l’interesse intorno a una grande manifestazione culturale e di pubblico. E la dimostrazione ulteriore che il design è di tutti, non solo degli specialisti.

Gli anni 2000: un evento debordante

L’evento Domus a San Siro del 2005 (foto: Paolo Rosselli)

Arrivano gli anni 2000, arriva il digitale e tanti cambiamenti. Il Fuorisalone oggi è un’enorme vetrina per le aziende, ma anche e soprattutto un luogo di confronto, in cui ragazzi più o meno giovani si ritrovano per vivere appieno la città. Gli eventi nel corso degli anni hanno compreso non solo esposizioni di mobili, moda e design, ma anche performances, eventi musicali. Nel 2006 è stato persino “occupato” lo Stadio di San Siro.

Il Fuorisalone Oggi

Nel corso di questi anni, il parterre si è internazionalizzato, gli spazi si sono moltiplicati. Soprattutto, però, sono arrivati due kingmakers per reinventare questo tipo di eventi: i social e la sostenibilità.

Da una parte, una maggiore sensibilitwà rispetto al destino del pianeta ha cambiato radicalmente il gusto e gli obiettivi etici del Fuorisalone: non solo divertirsi, ma anche lanciare un messaggio e migliorare il mondo in cui viviamo. Dall’altro lato, i social hanno aumentato l’hype intorno a questo evento. Così nascono contaminazioni e si dà quella vena di “instagrammabile” che non può mancare in nessun evento che si rispetti degli ultimi 10 anni.

Ed è così che alla prima generazione, fatta di designer e di alternativi, se n’è aggiunta un’altra fatta di content creators (volgarmente noti ai più come influencers) che hanno aumentato l’attrattiva di questo evento con la forza dei loro smartphones.

A dicembre del 2020, arriva una versione riveduta e corretta della hype house made in Salone, la DefHouse. Uno spazio nel quale alloggiano otto giovani tiktoker U20, con lo scopo di promuovere non tanto i contents, ma un’idea di stile di vita.

Ma quindi il Fuorisalone oggi è uno spazio a uso e consumo solo di content creator? Per niente. Ognuno può entrare, vedere e godersi uno spazio che non è stato messo in piedi per accumulare soldi e followers, ma per restituire alla cittadinanza (e ai turisti) spazi della città normalmente chiusi al pubblico. E per portare un’idea di eleganza e design alla portata di tutti, che tutti possano condividere e promuovere. Questo nella logica di un passaggio da consumer (consumatore passivo) a prosumer: una persona completa, che oltre che vedere, rielabora e porta il suo contributo (magari con una story, un post o un reel) alla promozione e all’identità del prodotto.

Il Fuorisalone in numeri

La storia del Fuorisalone è lunga e piena di pietre miliari. Quello che colpisce è però la crescita costante che ha registrato e l’aver creato un enorme gruppo di afecionados che non rinuncia a un momento da dedicare alla bellezza.

Se nel 2018 è stato record (quasi 400.000 visitatori unici per il Salone), il 2022 si è riaperto con 262.000 visitatori per il Comsit. Poi, però, i dati per il Fuorisalone non si sono dimostrati da meno: 165.000 visitatori unici nei cortili della Statale; 50.000 per l’orto botanico di Brera; 55.000 per l’Opificio 31 in via Tortona e 65.000 per le mostre in Triennale. Il comune di Milano ha annunciato trionfalmente un numero di visitatori per il Fuorisalone da capogiro: circa 400.000 visitatori per gli eventi legati alla manifestazione.

Segno di un pubblico che ha voglia di esplorare la città e di entrare in contatto con nuovi stili di vita. E il nostro Paese sa come si fa: con un giro di affari di circa 3 mld di €, la filiera italiana è quella più florida in Europa.

I primi designer d’Europa

Secondo Symbola e Istat, l’Italia era già prima per numero di aziende. Ora, però, a questo primato se ne aggiunge anche uno di fatturato, che dà lavoro a 20.000 liberi professionisti e oltre 15.000 imprese.

Il centro? Nemmeno a dirlo, il nord: Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna valgono il 60% delle imprese. Milano e la sua Regione fanno la parte del leone: 32,5% del valore aggiunto.

Colpisce in positivo anche la performance della Campania (alla pari con Trentino e Friuli per quanto riguarda valore aggiunto, il 2,1%; sopra entrambe per i livelli di occupazione, al 2,7%), mentre le regioni con il più alto margine di crescita sono Molise e Val d’Aosta.

Un successo chiamato “comunicazione d’impresa”

La vittoria di questo tipo di eventi non risiede solamente nel numero di espositori o nella qualità delle mostre (che è comunque altissima): si tratta anche di come si viene percepiti all’esterno.

Dalla produzione di articoli agli awards; dagli allestimenti a una certa maniera di porsi di professionisti e abituari, il Fuorisalone è un enorme evento che propugna una visione del mondo. Una visione che passa per la produzione di un magazine ad hoc, che fa sia da organo informativo per le mostre che da vetrina per i brand.

Anche i Fuorisalone awards sono ambasciatori di determinati valori. Sulla pagina ad hoc, le categorie sono “Interazione”, “Sostenibilità”, “Tecnologia”, “Comunicazione”. Perché non si tratta solo di cosa mostriamo, ma anche di come presentiamo il nostro prodotto.

Quest’anno, un award dal titolo “Luci per la città” sarà promosso insieme con il Salone. Citando il sito:

“Verrà premiato il progetto o allestimento con impatto virtuoso sul pubblico cittadino (illuminazione pubblica, lighting art ma anche installazioni o altri interventi legati alla luce)”

Colazione con Vista: Spindox sbarca al Fuorisalone

E Spindox poteva stare fuori da uno degli eventi più importanti dell’anno? Ovviamente no. Proprio per questo, abbiamo deciso di investire in un’altra tecnologia che siamo convinti sarà sempre più presente nel Fuorisalone: quella delle esperienze immersive.

Proprio per quello, avremo il nostro padiglione di via Tortona 26, dal 18 al 22 Aprile, ore 9-11. Qui, Ultra propone, a chi ha avuto la fortuna di ricevere l’invito, la rappresentazione “L’Inganno dei sensi”. Con un attore, deputato al ruolo di guida virtuale, Ultra proporrà delle sessioni da 10 minuti l’una a due suoi ospiti. Il tema? La riflessione sul rapporto fra opera ed occhio che guarda. Ultra vi aspetta al suo padiglione, per scoprire quanto la realtà possa essere, a volte, illusoria.

Fuorisalone Ultra colazione con vista Milano
La locandina dell’evento

Ultra nasce dall’incontro fra Spindox SpA e le menti di Valentina Temporin e John Volpato, da anni attivi nel mondo delle esperienze immersive. Questa azienda del nostro gruppo lavora non solo per implementare soluzioni di realtà immersiva e aumentata, ma anche per la diffusione di una cultura aziendale legata a questi mondi. Lo scopo? Offrire una soluzione che permetta di valorizzare il tuo business nella miglior maniera possibile. E questo, nel comparto business ed enterprise, significa creare modelli digitali di un prodotto, ma anche tradurre i valori distintivi di un brand o di un soggetto istituzionale in un mondo virtuale.  

In un momento in cui la AI generativa, il mondo Blockchain e quello della potenza di calcolo delle macchine fanno passi da gigante, Ultra non perde di vista le esperienze immersive e lavora per una diffusione sempre più ampia di esse. Perché siamo convinti che questa sarà la nuova frontiera, la nuova rivoluzione che potrà dare un altro volto al Salone di domani. Volto nuovo che andrà implementato in fretta, per non perdere un’opportunità del genere.

Camillo Cantarano
Camillo Cantarano
Ho sempre avuto le idee chiare: ho una laurea triennale storia medievale e sono vissuto a Parigi, quindi adesso lavoro nell’ambito di comunicazione e giornalismo a Roma. In mezzo, ho studiato giornalismo, ho lavorato su mondo crypto e criminalità, ho scritto un po’ e ho accumulato tante esperienze significative. Non mi spaventa scrivere di nessun argomento, a parte “scrivi qualcosa su di te”

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