Dove va l’intelligenza artificiale? La nostra visione dal palco di Wired

da | Lug 1, 2025

Dall’evento The Big Interview di Wired, la visione di Massimo Canducci, Innovation & Strategy Director di Spindox, su cosa ci aspetta nei prossimi dieci anni: dalle AI empatiche al quantum computing, passando per governance, hardware neuromorfico e intelligenza collettiva.

Quali sfide ci attendono nel futuro prossimo?
Un viaggio tra innovazione, intelligenza artificiale e sostenibilità con Wired

Il 26 giugno, presso l’Università Bocconi di Milano, si è tenuta The Big Interview, il nuovo evento firmato Wired Italia dedicato alle grandi trasformazioni che stanno ridefinendo il nostro presente e plasmeranno il nostro futuro. Un’intera giornata di incontri, riflessioni e confronti aperti con protagonisti internazionali della tecnologia, della governance, dell’economia, dell’intelligenza artificiale e della sostenibilità.

Dopo i saluti di apertura di Luca Zorloni (Head of Editorial Content di Wired Italia), Emiliano Audisio (Head of Events & Consulting) e Dirk Hovy (Prorettore per la trasformazione digitale e l’AI di Bocconi), il programma si è aperto con l’intervento ispiratore di Bertrand Piccard, pioniere dell’innovazione sostenibile, che ha raccontato la visione dietro il suo nuovo progetto Climate Impulse, il primo volo intorno al mondo alimentato solo da idrogeno verde.

Al centro della giornata, anche il tema dell’intelligenza artificiale in tutte le sue declinazioni: dalla Governance e regolamentazione, con Marietje Schaake e Leah Feiger, alla performance artistica di Desdem0na, il robot umanoide creato da Hanson Robotics, accompagnata da Janet Adams (COO di SingularityNET), fino agli aspetti militari ed etici con Mariarosaria Taddeo (Università di Oxford) e Mark Brakel (Future of Life Institute), figure chiave nella definizione delle policy AI a livello europeo e globale.

Spindox ha partecipato all’evento con Massimo Canducci, Innovation & Strategy Director, testimoniando l’importanza di un dialogo aperto tra imprese, ricerca e istituzioni per affrontare consapevolmente le sfide dell’innovazione tecnologica e costruire un futuro più equo, sicuro e sostenibile.

“Le tecnologie emergenti, di cui oggi l’AI è un esempio straordinario, rappresentano un viaggio che ci accompagna attraverso il presente, ci sfida nel futuro prossimo e ci proietta verso orizzonti ancora inesplorati. Per affrontarlo servono lucidità nell’analisi, responsabilità nelle scelte e coraggio nell’immaginare ciò che ancora non esiste. Ma soprattutto, serve una visione etica: solo mettendo l’essere umano al centro e orientando l’innovazione verso il bene comune, potremo trasformare la tecnologia in una forza capace non solo di potenziare il mondo, ma di renderlo davvero migliore.”
Massimo Canducci

Fotografia di Franco Russo

Dritti al punto: dove va l’IA?

Nel suo intervento durante The Big Interview, Massimo ha portato sul palco una visione chiara e articolata su dove ci sta portando l’intelligenza artificiale. Una prospettiva costruita sull’esperienza diretta con tecnologie emergenti, analisi dei trend globali e attività del nostro osservatorio strategico.

Per orientarsi nel futuro, Massimo ha proposto una suddivisione in tre orizzonti temporali:

  • da 0 a 2 anni,
  • da 2 a 5 anni,
  • oltre i 5 anni, dove la previsione diventa più esplorativa, ai limiti di ciò che oggi possiamo immaginare.

Partiamo dal primo orizzonte.

Da 0 a 2 anni: l’AI entra nella vita quotidiana

Continual & Multimodal Learning

Nei prossimi due anni assisteremo a una rapida evoluzione della capacità delle macchine di apprendere in modo continuo e da fonti eterogenee. La multimodalità – oggi ancora in fase iniziale – diventerà uno standard: l’IA sarà in grado di integrare informazioni provenienti da testi, immagini, video, audio, sensori, migliorando radicalmente la comprensione del contesto.

Il limite? Oggi è nei dati non etichettati. Il futuro prossimo sarà guidato da sistemi in grado di imparare anche in condizioni imperfette, accelerando l’adattabilità degli algoritmi nei contesti reali.

Edge & Federated Intelligence

Il paradigma dell’intelligenza centralizzata nei cloud sta cedendo il passo a un nuovo approccio: quello decentralizzato, più efficiente e sostenibile. Con la diffusione di modelli federati e l’elaborazione sull’edge (ovvero localmente, su dispositivi come smartphone o sensori IoT), potremo ridurre drasticamente il consumo energetico, migliorare la privacy e garantire reattività in tempo reale.

Le applicazioni in ambito industriale, mobilità, sanità e sicurezza saranno le prime a trarne beneficio.

Specialized Vertical AI & Co-Pilot Ecosystems

La generalità dei modelli attuali, come i large language models, non sarà sufficiente per affrontare contesti complessi e ad alta precisione. In questo orizzonte vedremo emergere IA verticali ed ecosistemi di co-pilot, ovvero assistenti intelligenti integrati in specifici domini: sanità, finanza, HR, legal, software development.

La parola chiave sarà iper-specializzazione, per aumentare l’affidabilità e il valore reale delle soluzioni AI nei flussi professionali.

Artificial Empathy & Virtual Companions

Un tema ancora poco esplorato a livello mainstream, ma cruciale: l’empatia artificiale. Le macchine inizieranno a cogliere e interpretare i segnali emotivi degli esseri umani – voce, espressioni facciali, ritmo del linguaggio – e generare risposte coerenti a livello affettivo.

Non si tratta solo di rendere le interazioni più “umane”, ma di costruire esperienze relazionali con agenti virtuali che possano accompagnare, sostenere, persino consolare l’utente. Un esempio? Le relazioni con le chatbot evolute, già documentate in letteratura e che riportano alla mente lo scenario anticipato dal film HER (2013), che oggi appare meno fantascientifico e sempre più vicino alla realtà.

Da 2 a 5 anni: verso un’intelligenza più consapevole (e più autonoma)

Se il futuro a breve termine dell’intelligenza artificiale appare ormai tracciato, è nel medio periodo, tra 2 e 5 anni, che le cose iniziano a farsi più complesse – e interessanti. In questa fascia temporale, come ha spiegato Massimo, ci addentriamo in un territorio meno prevedibile, dove la tecnologia inizierà a sfidare i limiti del controllo umano e delle sue stesse architetture attuali.

Causal Reasoning & Explainable AI

Oggi le macchine lavorano su correlazioni. Ma saper correlare non è capire. Il prossimo grande salto sarà dotare l’intelligenza artificiale della capacità di ragionare sulle cause, distinguendo le coincidenze statistiche dalle reali relazioni di causa-effetto. È il cuore della sfida dell’Explainable AI: non solo avere una risposta corretta, ma comprendere perché quella è la risposta.

Questo sarà cruciale in settori ad alta responsabilità come medicina, giustizia o finanza, dove una decisione “senza spiegazione” non può essere accettata.

Universal Digital Assistants

Abbiamo già assistenti vocali come Siri, Alexa e Google Assistant. Ma nel prossimo futuro potremmo vedere nascere un’unica entità digitale, capace di affiancarci in ogni ambito della vita, personale e professionale.

Si tratterà di software oggi, e di dispositivi fisici domani: veri e propri compagni intelligenti, in grado non solo di reagire alle nostre richieste, ma anche di anticiparle. Un’IA che ci conosce, ci osserva, ci consiglia – e, se necessario, ci corregge.

Self-Supervised & Autonomously Self-Improving Systems

L’idea di una macchina che impara senza supervisione umana diretta sta diventando realtà. Nei prossimi anni vedremo crescere modelli in grado di auto-addestrarsi, apprendendo da dati non etichettati, identificando da sé significato e struttura dell’informazione.

Questi sistemi non avranno bisogno dell’essere umano per migliorarsi, e questo apre una domanda etica fondamentale: cosa succede quando perdiamo il controllo sul processo di apprendimento?

Il cinema ci ha avvertiti molte volte. Da Metropolis (1927) a 2001: Odissea nello Spazio (con HAL 9000), da Blade Runner fino a Ex Machina, il tema dell’intelligenza autonoma che supera – o aggira – l’uomo, è una costante della fantascienza. Il punto è che, oggi, non parliamo più di fiction. Parliamo di scenari reali, che potrebbero concretizzarsi in un futuro breve.

Collective & Swarm Intelligence

Un altro fronte che potrebbe rivoluzionare il nostro rapporto con l’AI è quello dell’intelligenza collettiva, o swarm intelligence. Ispirata al comportamento degli insetti sociali – come le formiche o le api – questa visione prevede sistemi distribuiti di intelligenze artificiali capaci di cooperare, comunicare e prendere decisioni collettive.

Singolarmente, queste entità hanno capacità limitate. Ma insieme, possono generare comportamenti emergenti, superiori alla somma delle parti. Anche in questo caso, sarà essenziale stabilire meccanismi di supervisione umana, per evitare che l’intelligenza collettiva diventi incontrollabile o imprevedibile.

Oltre i 5 anni: tra nuove architetture e nuove domande

Guardando oltre i prossimi cinque anni, l’intelligenza artificiale potrebbe cambiare forma e sostanza. Il progresso tecnologico ci porterà oltre il software, verso sistemi ibridi in cui hardware e algoritmi evolveranno insieme.

Tra questi, i chip neuromorfici, ispirati alla struttura del cervello umano, permetteranno di costruire AI molto più efficienti dal punto di vista energetico e capaci di apprendere in modo naturale. Parallelamente, l’AI prenderà corpo fisico: nasceranno agenti intelligenti incarnati, in grado di agire nel mondo reale con un’interazione sempre più empatica e proattiva.

In questo futuro, diventerà essenziale progettare l’allineamento tra tecnologia e valori umani. L’adozione di modelli di governance etica e di “value sensitive design” sarà fondamentale per garantire che l’AI agisca secondo principi condivisi.

Infine, lo sviluppo del quantum computing aprirà scenari ancora più avanzati: combinato con l’AI, renderà possibile affrontare problemi oggi inaccessibili, segnando l’inizio di una nuova era del calcolo.

Dall’immaginazione alla realtà: l’AI che vogliamo costruire

A The Big Interview, il nostro intervento ha voluto offrire una visione ampia, realistica e allo stesso tempo ambiziosa su cosa ci aspetta nel campo dell’intelligenza artificiale. In uno scenario in cui l’AI evolve da strumento a partner, da software a organismo ibrido, il compito di imprese, istituzioni e innovatori sarà quello di guidare questa trasformazione – e non solo subirla.

In questo contesto, risuona con forza una delle frasi più emblematiche di “Io, Robot”, capolavoro di Isaac Asimov:

“L’uomo ha sempre paura dell’ignoto. Quando le prime macchine cominciarono a pensare, l’uomo ebbe paura. Ma il vero problema non sono le macchine. Il vero problema è l’uomo.”

Il futuro dell’AI non sarà scritto dalle tecnologie in sé, ma da come sceglieremo di usarle, progettarle e regolarle. Per questo serve visione, consapevolezza e responsabilità.

Valentina Capozza
Valentina Capozza
Un po' designer, un po' fotografa, un po' analista. Sempre in cerca di un punto di equilibrio fra il precipizio e il volo divino.

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