Da gennaio 2022, con la definitiva adozione di Manifest V3, le estensioni per il browser di Google non potranno più essere sviluppate nel vecchio standard.
Che cos’è Manifest V3 e perché è importante
Daly Barnett, della Electronic Frontier Foundation, spara ad alzo zero contro Chrome. Manifest V3, il nuovo framework di sviluppo delle estensioni per il browser di Google, comporterà la rimozione di diverse API che oggi consentono di implementare importanti funzionalità. Fra di esse, quelle usate per tenere sotto controllo e modificare gli scambi di dati fra il browser stesso e i siti web visitati. Con Manifest V3 sarà più difficile, in pratica, sviluppare ad-blocker compatibili con Chrome. Il piano prevede che da gennaio 2022 non potranno essere più sviluppate nuove estensioni in standard MV2, con la sola eccezione di quelle con visibilità privata. Dal 2023, poi, non sarà possibile neppure aggiornare le vecchie estensioni, che dal giugno di quell’anno cesseranno di funzionare con Chrome. Ecco perché molti stanno già migrando da MV2 a MV3.
Così Chrome renderà difficile il mestiere degli ad-blocker
Google ha sempre dichiarato che questi cambiamenti hanno lo scopo di aumentare la sicurezza del browser, proteggendo l’utente da estensioni e download dannosi, ma EFF e Firefox dubitano che questo sia il reale obiettivo di Mountain View. Dopo tutto, secondo uno studio pubblicato nel 2016 da Steven Englehardt e Arvind Narayanan nell’ambito del Princeton Web Transparency & Accountability Project, Google disponeva all’epoca del tracker network di gran lunga più vasto del mondo, potendo contare sul 75% dei siti web più rilevanti (Facebook è fra il 2 e il 25%, Twitter fra il 3 e il 10%). E vi sono pochi dubbi sul fatto che tale supremazia non sia stata scalfita negli anni successivi.