Into the storm: scenari pandemici e decision intelligence nel luxury e fashion

da | Apr 27, 2021

A più di un anno dal manifestarsi della pandemia a livello globale, uno dei settori che ha maggiormente subito il contraccolpo delle misure anti-covid e che ha più bisogno di investire in strumenti di decision intelligence è di certo quello del luxury e del fashion.

LA DECISION INTELLIGENCE: UNA RISPOSTA PER FASHION E LUXURY

Il diffondersi del Covid-19 prima in Cina, poi in Italia e da lì nel resto del pianeta, ha provocato un cortocircuito a più livelli nella filiera di questo settore. Produzione, distribuzione, acquisto hanno fatto i conti con una nuova realtà che perdura tuttora.
La Cina è stato il primo campanello d’allarme a far tremare l’economia dei brand di lusso poiché il 90% della crescita del mercato globale nel 2019 era stato generato dai cittadini cinesi. Ma se la Cina è la patria degli acquirenti, l’Italia è il quartier generale di moltissimi marchi fornitori sui quali il lockdown prima e le politiche restrittive dopo, hanno gravato pesantemente, minando la loro capacità produttiva e distributiva.

A questa crisi di tipo sanitario, si è aggiunta un’ulteriore crisi determinata dall’instabilità dei mercati e da un senso diffuso di minaccia e di sfiducia che hanno portato a un crollo dei consumi e della capacità/disponibilità di spesa anche da parte di acquirenti non toccati in modo importante dalla crisi economica, quelli appunto che investono nei beni di lusso. Ma è evidente che le limitazioni alla socialità, al loisir, alle attività di svago e di incontro

hanno comportato una contrazione della spesa legata a settori sicuramente secondari come quello del luxury. In questo senso, la moda ha dovuto riconvertire la propria produzione spostando il focus dal lusso ad un’ottica leisure, intendendo uno stile confortevole, ma allo stesso tempo di qualità.

La crisi pandemica ha colto di sorpresa tutti gli operatori di questo settore, come ci racconta Andrea De Martin, Logistic Director di OVS, nell’incontro online tenutosi il 25 marzo 2021 dal titolo “Decision intelligence e demand driven supply chain”, infatti le stime di crescita del 2019 lasciavano presagire un 2020 in rialzo per i brand di questo mercato. Sulle aziende italiane il lockdown si è fatto sentire duramente, sia da un punto di vista materiale che immateriale, provocando un senso di sfiducia diffusa nei consumatori che ancora pervade a causa del perdurare del clima di incertezza.

Infatti, la domanda che oggi i manager si pongono non è più se il Covid avrà un impatto sul proprio business, ma quanto sarà grande e per quanto tempo.

Tre scenari possibili: l’analisi di Gartner

Per rispondere a questa domanda Gartner ha realizzato tre scenari di futuro plausibili allo scopo di indicare alcune misure da adottare al verificarsi di una delle tre opzioni.
La creazione di scenari per mezzo di tecniche di simulazione è una delle misure maggiormente consigliate sia da Gartner che in generale da chi si occupa di scienza delle decisioni per supportare i manager nella definizione di una strategia, senza trascurare le fasi di controllo, monitoraggio e correzione delle azioni intraprese.

I tre scenari ipotizzati da Gartner fanno parte di un’analisi effettuata poco dopo l’inizio della pandemia, nello specifico nel marzo 2020,

e fanno riferimento principalmente al settore automotive, ma poiché molti dei ragionamenti fatti sono di carattere generale, è possibile applicare questa profilatura anche al mercato del lusso in generale e del fashion nello specifico.

Data questa premessa, i tre scenari ipotizzati da Gartner utilizzano la metafora della tempesta per rendere in modo immediato i gradi di criticità individuati che vanno dal meno grave al più grave. Avremo quindi il temporale, il tornado e l’uragano. A questi scenari corrispondono una serie di azioni strategiche da mettere in atto sia per salvaguardare l’esistente che per pianificare il futuro.

Scenario 1. Il temporale

Questo scenario fa riferimento a una prospettiva già superata poiché ipotizza un contenimento della malattia che purtroppo non è avvenuto e che circoscrive i paesi coinvolti alla Cina, all’Italia e a parte dell’Europa. Come sappiamo lo scarto temporale del contagio tra nazioni è stato troppo breve per permettere un isolamento proficuo e il virus si è diffuso nella quasi totalità del pianeta.

Questo primo scenario, quello con minore impatto sulle persone e sull’economia, si caratterizza per una graduale e costante riduzione dei casi nel mondo, grazie alle manovre contenitive e al social distancing e prevedeva un calo nel consumo di prodotti di lusso, ma non così grave da non poter essere gestito con manovre correttive ad hoc. Il ritorno alla normalità, infatti, avrebbe generato un contraccolpo positivo con un conseguente aumento dei consumi in seguito alla riapertura delle attività commerciali e dei luoghi ricreativi.

In parte così è stato nei mesi estivi del 2020, prima che si rialzasse la curva dei contagi, quando si è assistito ad un aumento considerevole dei consumi, che comunque, anche nella migliore delle ipotesi, non sarebbe bastato ad invertire il trend dei dati di vendita che sarebbero in ogni caso stati più bassi del 2019.

Anche in questo scenario, che appariva il più positivo tra i tre, le aziende non avrebbero recuperato le entrate perse, ma l’impatto negativo del Covid si sarebbe smaltito in pochi mesi, già a partire dalla fine del 2020.

Scenario 2. Il tornado

In questo scenario gli effetti del virus portano a forme di recessione sia di carattere locale che globale e la crescita economica slitta alla seconda metà del 2021. Questo scenario è caratterizzato dall’impossibilità di contenere il virus e alla chiusura di massa di luoghi, eventi, imprese e scuole per un periodo medio-lungo. Queste misure restrittive hanno un forte impatto sia sulla domanda che sulla produzione manifatturiera del settore luxury e fashion. In questo scenario Gartner consiglia di implementare gli investimenti in ottica di ottimizzazione e gestione della catena di approvvigionamento: le aziende saranno tentate di effettuare tagli radicali, sotto la pressione del contenimento della spesa, ma gli investimenti in decision intelligence e advanced analytics potrebbero risultare fondamentali per affrontare un recupero dell’attività e fronteggiare qualsiasi impennata degli affari dopo il rimbalzo.

In questo caso, soprattutto nel retail di prodotti di lusso, si consiglia:

  • di investire/aumentare gli investimenti in tecnologia che consenta nuovi modi di vendere o servire i clienti contactless;
  • di aggiornare i sistemi di configurazione relativi alle vendite di prodotti online o servizi da remoto;
  • di formare il personale a nuove piattaforme e nuovi strumenti attraverso corsi online e webinar sui temi della supply chain resiliente, del forecast e il budgeting, dell’inventory optimization, etc.

Scenario 3. L’uragano

In questo scenario, la società è cambiata a causa del Covid. Il virus non è contenuto e circola in tutto il mondo causando ondate di emergenza ricorsive. La recessione economica globale dura oltre un anno e il PIL diminuisce in modo significativo man mano che le perturbazioni si protraggono in vasti settori dell’economia. In questo contesto, la curva della domanda di beni di lusso rimane depressa per un lungo periodo (18-24 mesi), comportando ampie manovre di riorganizzazione a vari livelli della filiera. L’industria del lusso investe per accelerare quei cambiamenti già in atto prima della crisi pandemica e compiere la definitiva trasformazione per diventare più demand driven, customer oriented, agile e sostenibile.

Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario:

  • assicurarsi che ogni azienda abbia gli strumenti adeguati per la modellazione di una domanda nuova e molto più tarata sull’immediatezza attraverso tecniche di demand sensing;
  • continuare gli investimenti per una supply chain agile, resiliente ed ottimizzata;
  • supportare le scelte strategiche con tecnologie di decision intelligence e tecniche di AI e machine learning.

Ublique: il faro nella tempesta

Da quello che emerge dall’analisi condotta da Gartner all’inizio della pandemia, possiamo affermare che al momento ci troviamo a metà tra il secondo e il terzo scenario, appare evidente, quindi, che aspettare che passi la tempesta non è più un’ipotesi praticabile per gestire la crisi.

È invece necessario attrezzarsi per imparare a vivere in un contesto totalmente nuovo e prendere questa circostanza come un’occasione per ripensare nuovi modelli di business.

In questo contesto i decisori hanno la possibilità di attenuare le minacce e accelerare la ripresa governando il cambiamento attraverso una mentalità imprenditoriale coraggiosa che investe sul futuro e non si limita a ridurre le perdite.

In quest’ottica il ricorso a Ublique, la piattaforma di supporto alle decisioni di Spindox, permette di massimizzare la resilienza operativa a breve termine, favorire il change management e offrire un importante vantaggio competitivo per il business di domani.

Grazie a Ublique è possibile:

  • Sviluppare scenari attraverso la simulazione, valutando di volta in volta l’impatto delle proprie scelte.
  • Prendere decisioni rapide grazie a una tecnologia messa in campo da un team con 20 anni di esperienza.
  • Monitorare e misurare periodicamente le prestazioni e adottare manovre correttive adeguando priorità e piani.
  • Favorire la comunicazione interna ed esterna per ottenere dati chiari e tempestivi sui quali basare le proprie previsioni ed analisi specifiche.

Le soluzioni verticali di Ublique costituiscono un valido alleato per tutti quei player, soprattutto del settore retail nel lusso e nella moda, che cercano soluzioni capaci sia di contenere i costi che di disegnare il business del futuro.

Giada Fioravanti
Giada Fioravanti
Quando mi sono iscritta a FB ho usato questa citazione della Dolce Vita per descrivermi: «Sono troppo serio
 
per essere un dilettante, ma non abbastanza per diventare un professionista». Poi mi sono laureata, ho preso 

un dottorato, ho iniziato a lavorare nell’ambito della comunicazione e del marketing e ho capito che si poteva 

essere dei professionisti. L'importante era non prendersi troppo sul serio.

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