Vision Pro: Apple is back?

da | Giu 13, 2023

Vision Pro. Ecco il nome del nuovo device di Apple. Viene confermata la rottura dell’onomastica dei nuovi prodotti che Apple si era autoimposta nell’ottobre 2001 e che l’azienda di Cupertino aveva già abbandonato nel 2014 con Apple Watch.

Facciamo un po’ mente locale: Steve Jobs era ancora vivo, l’America era stata appena scossa dall’11 settembre, Apple non navigava in ottime acque a livello finanziario. Nessuno aveva idea di cosa fosse un selfie, Facebook, Youtube. È questo il momento in cui Jobs presenta l’iPod classico. Da allora, nel corso degli anni, Apple ha sempre scelto per i suoi device il prefisso “i”: iPod, iPhone, iPad, iMac. Fino ad Apple Watch, nel 2014.

Niente iVision, almeno per il momento. Ma Apple batte un colpo molto importante: l’azienda c’è, e non si tira indietro rispetto alla prova dell’innovazione. Una mossa non scontata, dopo i ritardi nello sviluppo di sistemi di AI generativa (per Apple motivati da ragioni di sicurezza e affidabilità).

WWDC 2023: il ritorno dell’hardware

I keynote sono stati uno dei pilastri della “mistica” di Apple. A inizio anni 2010, gli appassionati si collegavano in orari qualche volta improbabili ai vari blog che coprivano i keynotes. La costante era Jobs, il maglione nero a collo alto e il fattore emotivo, un’attesa quasi messianica per le parole del fondatore. Quello che variava, invece, erano le trovate di Jobs per presentare il nuovo prodotto, spesso rivoluzionario per la storia dei device.

Il passaggio traumatico da Cook a Jobs ha tolto un po’ di quell’alone di mistero e parte della awareness del logo Apple. Toni più sobri e un minore carisma da parte del successore ha fatto sì che le conferenze fossero meno partecipate, ma Apple è riuscita a espandere quello che era uno “zoccolo duro” di affezionati e a trasformarlo in una community di consumatori più ampia e fedele.

Questa volta, alla Apple Worldwide Developers Conference, Cook ha deciso di dare un segnale piuttosto forte. Come già scritto, probabilmente la Casa di Cupertino non poteva restare in silenzio di fronte al “guanto di sfida” lanciato sui due fronti “caldi” dell’innovazione: AI generativa ed esperienze immersive. Se per il momento non si vede un “SiriGPT” all’orizzonte, sul fronte hardware qualche segnale bisognava darlo. E così è stato.

Un segnale che è stato progettato per sette anni. Se Apple aveva la pressione degli annunci dei competitors, sicuramente il Vision Pro non è un device “improvvisato”, ma frutto di un lavoro molto lungo e di più di 5000 brevetti. Lavoro che è stato tenuto segreto fino a poche ore dalla WWDC: dopotutto, molte cose sono cambiate dall’era Jobs, ma non la segretezza.

Habemus Vision Pro

Steve Jobs alla presentazione del primo iPad

“Magico e rivoluzionario”. Così Steve Jobs aveva presentato, nel suo ultimo lancio di un prodotto nuovo, il primo iPad. Siccome la storia è ciclica, è il marketing pure, la keyword per presentare il Vision Pro è “Rivoluzionario”.

Per l’iPad, la profezia di Jobs si è avverata: nell’ultimo quadrimestre del 2022 il 49% del mercato tablet era in quota Apple. E la concorrenza, pur realizzando ottimi prodotti, fatica a conquistare mercati più ampi.

Solo il tempo ci dirà se il Vision Pro avrà lo stesso successo, ma in molti hanno sottolineato come si tratti di un device “completo”. Per Cook “Cambierà la maniera in cui intendiamo la tecnologia e il ruolo che essa gioca nelle nostre vite”. Semplicemente, potrebbe essere il segnale di un “salto di qualità” nella competizione per questo tipo di devices, per ora abbastanza di nicchia.

Design

Diversi blog sottolineano una certa continuità di design fra questo device, le Airpods e Apple Watch, gli ultimi prodotti di casa Apple.

Il design era troppo complesso per fare un unico pezzo; quindi è stato diviso in cinque parti: il display, ovvero le lenti, che ricorda nell’aspetto l’Apple Watch; la zona audio, che è la “cornice” delle lenti; una banda luminosa, necessaria al funzionamento del Vision Pro; la fascia regolabile; la batteria.

Si tratta di un visore bianco e grigio, con due lenti curve a specchio. Dietro c’è una banda elastica, per tenere le lenti attaccate alla nuca. Lenti che sono di default trasparenti e che quindi renderebbero il device simile a un paio di occhiali da sci.

Poi c’è una manopola, che va a regolare l’immersività dell’immagine: si passa da apps “proiettate” sulla realtà al suo rimpiazzo con un’immagine di sfondo, tipica dei VR\AR headset classici. Sull’altro lato, c’è un tasto che permette di scattare foto della realtà. Tutto questo sarebbe controllabile con il movimento degli occhi.  

Non tutti sono convinti del design dell’apparecchio. Alcuni sottolineano l’eccessivo peso per un’esperienza di due ore. Il New York Times, invece, commenta:

“Molti lo vedono come una specie di occhiale da sci grigio e bianco liscio, con una fascia elastica stampata 3D che circonda la testa. […] Forse potremo dire di essere un incredibile maestro di sci da salotto, che viene da un luogo lontano, lontano. O una specie di formica aliena avanzata”

“Conta molto il tuo aspetto quando lo indossi. Dopotutto […] è qualcosa che, se lo si vuole usare, va messo ogni giorno. […] È un atto personale, un messaggio che si manda alle persone su quello che siamo e quello che conta per noi”

Questo è un fattore che andrà sicuramente preso in considerazione, ma va detto che il design e le funzionalità vanno a braccetto: molte delle innovazioni di Apple nel mondo dell’hi-tech sono andate controcorrente rispetto alle norme sociali e del design dell’epoca (ricordate Blackberry e la sua differenza con iPhone? Oggi lo vorremmo ancora un telefono con uno schermo piccolo e una tastiera?).

La grande qualità di Apple è stata quella di (quasi) sempre cambiare le abitudini di consumo degli users, anche su questo si misurerà il successo di Vision Pro.

Funzionalità

Vision Pro funzionalità

Detto delle perplessità sul design, quello che ha colpito è il funzionamento del device.

Cominciamo da una novità davvero rivoluzionaria: niente controllers e hardware extra. Via “l’effetto Nintendo Wii” che altri concorrenti danno dall’esterno. Come si usa allora Vision Pro? Semplice, con le mani e con gli occhi.

Due unità IR e un anello di Led riescono a seguire il movimento degli occhi dell’utente: in questo modo, basta muoverli per usarli come puntatore. Fra l’altro, c’è un’altra funzionalità che la Apple ha chiamato Eyesight: sensori e LED generano una riproduzione fedele degli occhi e riescono a proiettarne una copia fuori.  Le camere esterne, invece, seguono gestures simili a quelle a cui siamo abituati nelle interfacce mobile (pizzico per zoom, scrolling etc…).

La fotocamera TrueDepyh permette, insieme a uno scanner LiDAR, di riprodurre in 3D il volto dell’utente.

Abbiamo già detto che sul device è montata una batteria esterna, che è in effetti l’unico pezzo esterno. Una mossa giustificata dai consumi del Vision Pro per funzionare. E la batteria può stare nelle tasche, quindi non va a occupare le mani e a compromettere l’esperienza utente.

E adesso passiamo alla funzione più interessante: il visore è molto versatile, al punto che possiamo parlare di device “ibrido”, in grado di fornire realtà aumentata e virtuale a seconda delle esigenze dell’utente (ovviamente, determinate app richiedono una maggiore immersività e non avrebbero senso in realtà aumentata). Il risultato è un’esperienza molto gradevole rispetto alla concorrenza, ma ancora non perfetta: Vision Pro pesa non poco, questo non va sottovalutato. Nel testing di Wired, sottolineavano la realisticità che offrivano le clip di film 3D che Apple ha proposto.

A livello di immagini, la definizione è altissima: sul Vision Pro lo schermo ha 23 mln di pixels che, in questo caso, misurano qualche micron. Per chi ha problemi di vista, viene proposto un set di lenti a contatto: gli occhiali potrebbero compromettere le esperienze di puntatura e quelle di EyeSight.

Molti commentatori hanno sottolineato perplessità legate al fattore economico: Vision Pro costa 3500$, cosa che non gli permetterà di affermarsi come un fenomeno di massa. Però, il nome “Pro” dà l’idea di un dispositivo di fascia alta: probabilmente Apple, nei prossimi mesi, ne studierà uno più alla portata del consumatore medio. 

Vision pro: Adesso servono le Apps

Un device ad alto potenziale, che però fa i conti, a pochi mesi dal lancio, con un handicap non da poco: non ci sono app native Vision Pro, per il momento. Cook, nell’evento Platform State of Union, ha evidenziato come questo passo sia necessario e Apple svilupperà xCode, la sua suite di programmazione, per questo sforzo collettivo di progettazione; allo stesso tempo, verrà permesso agli sviluppatori di partecipare a dei laboratori per lo sviluppo in giro per il mondo, dove avranno accesso in anteprima al Vision.

Ma quanto conta questo sforzo? Tantissimo. Diverse fonti riportano come il punto di rottura per permettere a Vision di prendere piede, non sarà rappresentato tanto dall’esecuzione di apps 2D in device che permettono un 3D estremamente coinvolgente, quanto nell’uso di app fatte ad hoc.

Qualcuno ha già risposto alla call: Microsoft dice che Office sarà disponibile. Stessa cosa per Disney+, anche in virtù della storica partnership con Apple (legata al fatto che Steve Jobs era il maggior azionista di Disney al momento della sua morte, con il 7% delle azioni).

Vision Pro: Goodbye, Steve?

L’importanza di questo device risiede anche in un’altra cosa: è il primo post-Jobs. Il fondatore di Apple era già morto nel 2014, quando è uscito Apple Watch. Ma del progetto aveva già parlato Cook con lui, sebbene pare che Jobs non fosse entusiasta: lui non portava orologi e sembrava essere piuttosto scettico sull’idea di un device di questo genere per monitoraggio delle funzioni vitali.

Però, dalla morte di Jobs sono passati già 12 anni. Nel mentre è uscita una biografia in formato libro, ben due film biografici (a cui se ne aggiunge uno romanzato del 1999, “I pirati della Silicon Valley”). Sono pochissime le persone che hanno influenzato la cultura popolare come Jobs negli ultimi 20 anni. E l’azienda fino ad adesso ha puntato su dispositivi pensati quando lui era ancora in vita.

Per diverse analisi tecnologiche, il Vision Pro è il tentativo di mandare in pensione il prodotto più di successo della seconda era di Steve Jobs in Apple (1997-2011): iPhone. Uno status symbol, un moltiplicatore di guadagni unico. Ma anche una tecnologia che, stando ad alcuni retroscena, alla Apple non considerano eterna. Meglio cambiare, prima che diventi meno redditizia di prima, come Facebook in Meta.

Investire su AR e VR per Apple in questo momento sembra un’ottima mossa, pare che a Cupertino siano convinti di aver fatto un capolavoro di timing: le aziende che investono sono molte (vero, Meta?) e le soluzioni proposte sono varie. Ma nessuna di queste riesce ancora a prendere piede come fenomeno mainstream, al contrario di quanto succede (per esempio) nell’AI generativa. Perciò un mercato maturo a livello tecnologico, ma non a livello commerciale.

Qui Apple può far valere il suo carisma e la sua posizione dominante in ambito mobile, oltre che decenni di fidelizzazione dei consumatori. Forse è iniziato il disimpegno di Apple nel settore mobile. Non sarà una cosa da un giorno all’altro: l’ultimo iPod è stato prodotto nel 2022. Ma il conto alla rovescia potrebbe essere iniziato. Dopo “Jobs” nel 2013 e “Steve Jobs” nel 2015, il prossimo film a tema Apple sarà “Goodbye, Steve”, una rivisitazione hi-tech di “Goodbye Lenin”?

Il 15 Giugno, Ultra al Metaverse Day di Milano

Non sappiamo se Vision Pro sarà un successo commerciale. Quello che possiamo immaginare è che un device del genere, nelle intenzioni di Apple un “computer spaziale” presto diventerà un fenomeno di massa.

Quando questo succederà, le aziende dovranno fare i conti con un’altra transizione digitale. Come sempre, verranno richieste tante competenze e non sarà un percorso indolore per tutte le imprese. Quello che possiamo dire, però, è che chi arriverà con le carte in regola e con la giusta credibilità in questo mondo vincerà la sfida dell’innovazione.

Per parlare di queste sfide, Valentina Temporin di Ultra sarà al Metaverse Day, organizzato da “La Scala, Società tra avvocati” e con il Sole24Ore come media partner. Appuntamento all’Auditorium Calamandrei di Milano, nel blocco delle 15.30 (“La testimonianza delle imprese”), con l’intervento di Valentina Temporin di Ultra, il brand di Spindox per i racconti immersivi. Il titolo è “Metaversi Pubblici e privati: fattori critici di successo”.

Un’occasione di confronto e di crescita, al quale ci si può iscrivere tramite questo link. Al convegno parteciperà anche Paolo Costa, socio fondatore di Spindox, con “Quali esperienze: individui, imprese, comunità”.

Un’occasione per il confronto, con la possibilità anche di provare esperienze immersive, a fine convegno. Un evento che conferma l’estrema vitalità di questo tipo di sistemi a livello di riflessione tecnica, teorica, etica, organizzativa, legale ed economica.   

Specifiche tecniche

Processore: M2 (lo stesso del Mac)+R1 (inedito)

Display: Micro OLED da 23 mln di Pixel (più di 3480×2160, la definizione di un TV 4K)

Devices: 12 videocamere, 5 sensori e 6 microfoni

Camillo Cantarano
Camillo Cantarano
Ho sempre avuto le idee chiare: ho una laurea triennale storia medievale e sono vissuto a Parigi, quindi adesso lavoro nell’ambito di comunicazione e giornalismo a Roma. In mezzo, ho studiato giornalismo, ho lavorato su mondo crypto e criminalità, ho scritto un po’ e ho accumulato tante esperienze significative. Non mi spaventa scrivere di nessun argomento, a parte “scrivi qualcosa su di te”

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