Intelligenza artificiale e lavoro: gli effetti dell’AI sull’occupazione

da | Set 4, 2023

Intelligenza artificiale e lavoro: quali saranno gli effetti dell’AI su un tema etico e sociale molto importante come quello del lavoro e dell’occupazione?

Intelligenza artificiale e lavoro nel 2055

Secondo il report A Future That Works: Automation, Employment and Productivity, realizzato da McKinsey Global Institute – MGI, la metà delle attività lavorative di oggi potrebbe essere automatizzata entro il 2055 grazie alle tecnologie già note e in uso.

È vero che sono ormai in molti a mettere un freno ai timori sugli effetti negativi dell’Intelligenza Artificiale sul mondo del lavoro, facendo notare come l’automazione di alcune attività verrà “sostituita” dalla creazione di nuove posizioni lavorative, adesso assenti, all’interno delle aziende. È quanto si può leggere in diversi studi internazionali, come nel report di The Boston Consulting Group e MIT Sloan Management Review.

D’altra parte, tuttavia, un paio di eventi recenti riguardanti grandi multinazionali sembrano suggerire come uno sviluppo dell’AI debba necessariamente essere progettato basandosi su un’efficace cooperazione uomo-macchina, al fine di non creare situazioni di tensione con lavoratori e addetti di settore.

Una “AI Task Force” in Disney per tagliare i costi

Ha fatto molto discutere il recente sciopero di Hollywood, iniziato a maggio con gli sceneggiatori e proseguito a luglio con il sostegno di attori e registi famosi in tutto il mondo. L’intelligenza Artificiale è diventata una minaccia esistenziale e una questione centrale nelle trattative contrattuali per due motivi: stabilire chi sia il proprietario dell’immagine di un attore nel caso in cui l’IA la riproduca ed evitare che si utilizzino attori digitali al posto di quelli umani.

A tutto questo si è aggiunta la notizia della creazione da parte di Walt Disney di una task force per studiare l’Intelligenza Artificiale ed applicarla all’industria dell’intrattenimento.

L’Intelligenza Artificiale interesserà praticamente ogni attività dell’azienda, dai Walt Disney Studios ai parchi a tema fino alla televisione a marchio Disney e al team pubblicitario, che sta studiando un sistema promozionale di “prossima generazione” alimentato dall’AI.

L’AI sarà fondamentale per controllare l’impennata dei costi della produzione cinematografica e televisiva, che possono arrivare a 300 milioni di dollari per un film come “Indiana Jones e il quadrante del destino” o “La sirenetta”. Tali budget richiedono ad oggi enormi ricavi al botteghino solamente per raggiungere il punto di pareggio.

Per quanto riguarda i parchi, l’Intelligenza Artificiale interesserà l’assistenza ai clienti e la creazione di interazioni inedite. Il progetto allo studio si chiama Kiwi e utilizzerà tecniche di apprendimento automatico per creare Baby Groot, un piccolo robot libero di muoversi che imiterà i movimenti e la personalità del personaggio dei “Guardiani della Galassia” e che potrà interagire con gli ospiti.

Disney sta stringendo anche diverse partnership con startup di settore, per non limitarsi allo sviluppo interno all’azienda e per rimanere al passo con la rapidità della rivoluzione in atto.

Oltre ai costi aziendali: droidi, realtà mista, avatar virtuali

L’attenzione non è rivolta solamente ai costi aziendali.

L’anno scorso Disney Imagineering (ramo di ricerca e sviluppo di The Walt Disney Company) ha presentato la prima creazione dell’azienda nel campo dei personaggi guidati dall’Intelligenza Artificiale: il droide di cabina D3-09 nell’hotel Star Wars Galactic Starcruiser, che risponde alle domande su uno schermo video, impara e cambia abitudini e comportamenti in base alle conversazioni con gli ospiti.

“Non solo è un personaggio fantastico con cui interagire e sempre disponibile in cabina, ma dietro le quinte è un pezzo di tecnologia molto bello”. Così lo ha presentato Scott Trowbridge, Portfolio Creative Executive di Imagineering.

L’azienda detiene ad oggi più di 4.000 brevetti con applicazioni nei parchi a tema, nei film e nel merchandising. A questi si aggiungerà anche la recentissima tecnologia di realtà mista chiamata “Magic Bench”, che consente alle persone di condividere uno spazio reale con un personaggio virtuale sullo schermo, senza bisogno di occhiali speciali.

È il frutto di anni di studi su apprendimento automatico e visual computing, uno sforzo che oggi consente di creare “umani digitali” indistinguibili dalle loro controparti corporee.

La domanda in effetti sorge spontanea: gli attori al cinema saranno sostituiti dalle loro versioni digitali?

Anche i giornalisti saranno sostituiti dall’AI di Google?

Anche Google si muove sempre più decisamente verso nuovi sviluppi di AI e starebbe testando uno strumento di intelligenza artificiale in grado di scrivere autonomamente articoli di cronaca.

Il prodotto, noto come Genesis, utilizza la tecnologia dell’intelligenza artificiale per raccogliere online informazioni e dettagli su nuove notizie, rielaborandole e creando articoli giornalistici.

Lo strumento sarebbe stato proposto a diversi organi di informazione statunitensi, tra cui il New York Times, il Washington Post e il Wall Street Journal, per il momento come un aiuto per i giornalisti piuttosto che come un sostituto. La stessa Google, infatti, ha specificato come il tool dovrebbe assistere le redazioni nella ricerca e selezione dei titoli ed inoltre nell’ottimizzazione degli stili di scrittura.

La notizia arriva dopo che OpenAI e l’Associated Press hanno stretto un accordo affinché il produttore di ChatGPT utilizzi l’archivio di storie dell’agenzia di stampa per addestrare i suoi modelli di AI, che gestiscono grandi quantità di informazioni per generare risposte sempre più accurate.

L’alba di una nuova rivoluzione

Anche Apple, stando a quanto riportato da fonti Bloomberg, starebbe testando una chatbot alimentata dall’Intelligenza Artificiale, che gli ingegneri chiamano Apple GPT. Si ritiene che la chatbot abbia il potenziale per sfidare ChatGPT, ma Apple non ha ancora rivelato un piano chiaro per il rilascio della tecnologia agli utenti.

Al momento sappiamo solamente che la chatbot funziona con un modello di Intelligenza Artificiale chiamato Ajax e che l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, ha recentemente dichiarato che l’azienda sta “guardando da vicino” alla tecnologia AI.

In un rapporto del mese scorso, il gruppo contabile KPMG ha stimato che il 43% dei compiti svolti da autori, scrittori e traduttori potrebbe essere svolto da strumenti di AI.

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha riferito inoltre che le principali economie sono davanti al “principio di una rivoluzione dell’AI” che potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro in professioni qualificate come la legge, la medicina e la finanza.

Ancora non è chiaro se queste previsioni catastrofistiche si potranno avverare oppure no, la cosa certa è che mentre le redazioni giornalistiche pensano alla possibilità di utilizzare l’AI come supporto, numerose indagini condotte dall’organizzazione anti-disinformazione NewsGuard hanno scoperto che i bot alimentano già da più di un anno decine di siti, agenzie di stampa e contenuti tramite l’utilizzo esclusivo dall’Intelligenza Artificiale.

Sandro Pinna
Sandro Pinna
Dopo la laurea in Governo d’Impresa mi sono dedicato a molte attività, tutte di diversa tipologia, ma alla fine mi sono dedicato a quello che più mi appassionava: il digital marketing.

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