L’arrivo della Libra, la nuova criptovaluta di Facebook, solleva interrogativi. Dal 2015 il FATF segnala i rischi connessi alle operazioni in virtual asset. In Italia anche l’UIF si muove, in attesa che la V Direttiva venga recepita.
Sarà un caso, o forse no, ma a pochi giorni dalla presentazione di Libra, la nuova moneta virtuale di Facebook, il Financial Action Task Force (FATF) pubblica una serie di linee-guida rivolte alle autorità nazionali che devono confrontarsi con i cosiddetti virtual asset (VA) e con l’attività dei virtual asset service provider (VASP). Il FATF è un “policy-making body”, ossia un organismo intergovernativo indipendente che promuove metodologie e politiche a difesa del sistema finanziario globale contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo e la proliferazione di armi di distruzione di massa. Di fatto, la sua missione è stimolare l’attività legislativa e regolatoria in quest’area.
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Il documento, pubblicato il 21 giugno 2019 e disponibile online, introduce due importanti novità. In primo luogo, estende al mondo dei virtual asset tutte le raccomandazioni già formalizzate in materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo. Espressioni di uso comune, come proprietà, fondo, valore e ricavo finanziario, devono essere intese come pienamente riferibili anche alle valute virtuali. In altri termini, fa intendere il FATF, tutte le buone pratiche di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo valgono anche e a maggior ragione quando si ha a che fare con virtual asset. Per virtual asset il FATF intende qualunque rappresentazione digitale del valore che può essere scambiato o trasferito digitalmente e può essere utilizzato per effettuare pagamenti o investimenti.
La seconda novità è costituita dall’adozione di un approccio di tipo “risk-based” nella gestione del fenomeno. In particolare, il nuovo documento del FATF descrive da un lato gli indicatori di rischio che devono essere considerati nel contesto delle monete virtuali, dall’altro i fattori che riducono la trasparenza delle transazioni, fino a impedire l’identificazione dei soggetti coinvolti.
Approccio risk-based e stima del rischio
Non è la prima volta che l’organismo interviene sul tema dei virtual asset. La nuova guida costituisce un aggiornamento della precedente FATF Guidance for a Risk-Based Approach to Virtual Currencies, pubblicata nel 2015. Il nuovo documento recepisce una serie di raccomandazioni adottate fra l’ottobre 2018 e l’inizio di quest’anno.
La FATF ritiene che le operazioni finanziarie in asset virtuali comportino un rischio rilevante dal punto di vista del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo. Di conseguenza, seguendo un approccio di tipo risk-based, le autorità di vigilanza nazionali dovrebbero identificare e valutare i rischi che emergono all’interno di questo spazio e concentrare gli sforzi in materia di antiriciclaggio e di lotta al finanziamento del terrorismo sulle valute virtuali a più alto rischio, le attività in valuta virtuale coperte e i soggetti attivi nel settore. Tali soggetti, a loro volta, dovrebbero essere tenuti a svolgere una serie di verifiche nell’ambito dei loro processi, per mitigare i rischi connessi all’attività svolta.
E in Italia si muove l’UIF
D’altra parte, le linee-guida del FATF sono in perfetta sintonia con le comunicazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF), istituita presso la Banca d’Italia con l’incarico di acquisire, attraverso le segnalazioni di operazioni sospette, i flussi finanziari e le informazioni riguardanti ipotesi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. In una nota del 28 maggio 2019 l’UIF suggerisce che esistano alcuni comportamenti a rischio tipicamente associati alle valute virtuali. In particolare, gli operatori dovrebbero prestare attenzione a tre fenomeni:
- ricariche, anche frazionate, di carte prepagate eseguite in contanti od online, anche da diverse zone del territorio nazionale;
- accrediti di bonifici, anche esteri;
- ripetuti versamenti di contanti, singolarmente di importo non significativo, ma complessivamente di ammontare rilevante.
Allo stesso modo – suggerisce sempre l’UIF – occorre considerare i rischi connessi all’utilizzo di tecnologie informatiche di phishing o ransomware, alle truffe realizzate attraverso siti Internet o clonazione di carte di credito, così come al reimpiego di fondi derivanti da attività commerciali non dichiarate, spesso svolte online.
L’UIF ricorda che il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90 include i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale tra i destinatari degli obblighi antiriciclaggio. La norma limita tale obbligo ai soggetti che svolgono attività di conversione di valute virtuali da o in valute aventi corso forzoso. Ma il recepimento, ormai prossimo, della direttiva UE 2018/843 allargherà il bacino dei soggetti obbligati, includendovi anche i prestatori di servizi di portafoglio digitale e di servizi di salvaguardia di chiavi crittografiche private per conto dei propri clienti, con l’obiettivo di detenere, memorizzare e trasferire valute virtuali.
Aspettando la V Direttiva
Vale la pena di ricordare che la normativa europea, cui l’Italia si allinea, è da questo punto di vista carente. La cosiddetta IV Direttiva Antiriciclaggio (2015/849), recepita dal nostro ordinamento con il Decreto Legislativo 90 del 25 maggio 2017, non include infatti, fra i soggetti obbligati a individuare e segnalare le attività sospette, i fornitori di servizi di cambio tra valute virtuali e valute aventi corso legale e i prestatori di servizi di portafoglio digitale. Questo gap viene colmato solo con la V Direttiva Antiriciclaggio (2018/843), che gli stati membri dell’UE dovranno recepire entro il 10 gennaio 2020.
D’altra parte, la Libra Association ha eletto la sua sede a Ginevra, ossia fuori dai confini UE. L’autorità elvetica che dovrebbe vigilare sulle compravendite in Libra è dunque l’Autorità Federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), che però al momento non sembra attrezzata per affrontare una sfida di dimensioni titaniche. Questa, almeno, è l’opinione che l’ex procuratore di Lugano Paolo Bernasconi ha condiviso con il Sole 24 Ore il 24 giugno scorso (Facebook, con Libra alto rischio di evasione e riciclaggio).
Insomma, la Libra di Facebook bussa alla porta, ma dal punto di vista dell’antiriciclaggio e del contrasto al finanziamento dei terrorismo siamo ancora all’anno zero.