Dal 2035, non potremo più comprare veicoli a combustione interna. È la spinta di cui avevamo bisogno.
Cambiamento climatico e fit-for-55
La questione del cambiamento climatico è ormai ben nota alla società globale. L’innalzamento dei livelli dei mari, lo sbiancamento dei coralli e la conseguente morte lenta delle barriere coralline, gli incendi colossali, le innumerevoli specie animali in via di estinzione, i disastri naturali e gli episodi climatici sempre più violenti sono esempi purtroppo lampanti di come l’innalzamento delle temperature causato dall’uomo stia mettendo in pericolo il futuro dell’intero pianeta (e quindi anche della specie umana).
Il dibattito climatico non è mai stato così acceso, così veemente e talvolta (sfortunatamente) violento. Specialmente dopo la pandemia, abbiamo assistito a un momento epifanico della società globale, dove ci siamo accorti che la finestra di azione per poter invertire il processo distruttivo si sta restringendo molto velocemente. Ascoltando il parere di attivisti, scienziati, esperti e appassionati, la realtà è una. I prossimi dieci anni saranno anni di make or break, dove l’umanità tutta è chiamata a cambiare la rotta.
Sulla scia di questo risveglio, l’Europa si è imposta l’obiettivo sfidante di raggiungere la neutralità entro il 2050. In altre parole, dedicare la prossima trentina d’anni alla rivoluzione ecologica che interesserà tutte le aree produttive (economia, trasporti, energia, ecc.). L’obiettivo è di eliminare/compensare le emissioni e trasformare il vecchio continente nel primo al mondo ad azzerare il proprio impatto su ambiente e clima.
Nasce così il Green Deal Europeo e l’iniziativa Fit-for-55, che mettono su carta questi buoni propositi traducendoli in obblighi legislativi e finanziamenti che accompagneranno il cambiamento. Se il Green Deal si riferisce alla neutralità ambientale/climatica da raggiungere entro il 2050, il Fit-for-55 si concentra su un obiettivo nel medio termine, ma altrettanto importante: ridurre le emissioni del 55% entro il 2035. Un passo intermedio, ma fondamentale per rendere gli obiettivi nel lungo termine raggiungibili.
Fit-for-55 e macchina elettrica: la soluzione per il tallone d’Achille climatico
In questo contesto, il settore dei trasporti non poteva rimanere escluso. D’altra parte, si tratta di un settore che produce ben 20% delle emissioni a livello globale, rendendolo una delle componenti più influenti e dolorose quando si parla di cambiamento climatico. Alla luce di questa consapevolezza, il programma fit-for-55 colpisce il settore dei trasporti con molta decisione e poca pietà. Sono infatti innumerevoli i cambiamenti introdotti nel settore dei trasporti. Dal trasporto marittimo a quello aereo, dall’efficientamento energetico ai combustibili alternativi, l’impegno dell’Unione Europea supera le aspettative, sorprendendo per la qualità dei suoi intenti e obiettivi.
Macro-cambiamenti che andranno ad influenzare anche il livello micro, legato alla nostra vita quotidiana. Ne è un esempio il caso della macchina elettrica, che si andrà a sostituire progressivamente ai veicoli a combustione interna nel corso del prossimo decennio. Se una vasta gamma di case automobilistiche si trova d’accordo sul traslare la produzione verso i soli veicoli elettrici entro il 2030, dal 2035 non sarà più possibile acquistare veicoli a combustione interna.Se la notizia potrebbe inizialmente spaventare, basta addentrarsi nell’analisi dell’enorme serie di benefici che derivano da questa transizione per capire che, in realtà, questo cambiamento forzato sarà una ventata d’aria fresca, per noi e per l’ambiente.
Macchina elettrica: benefici e supporto
Oltre a rappresentare un passo importante per il clima e per l’ambiente, i benefici della traslazione all’elettrico nel settore dei trasporti sono palpabili anche a livello micro, della nostra personale esperienza di consumatori.
Innanzitutto, la macchina elettrica avrà bisogno di una manutenzione decisamente ridotta rispetto ai vecchi motori a combustione interna. A parte il cambio pneumatici e la manutenzione dei freni, la macchina elettrica necessiterà di poco altro. Meno malfunzionamenti, meno visite dal meccanico e riparazioni estremamente ridotte e a baso prezzo. L’auto elettrica ci darà meno preoccupazioni con un ciclo di vita meno esigente e più leggero sul portafogli.
Ma la lista non si ferma qui. Infatti, i proprietari di auto elettriche avranno diritto a un’esenzione dal bollo (fino a cinque anni, a seconda della regione di appartenenza) e, una volta superato il periodo, al pagamento di una tariffa estremamente ridotta rispetto a quella piena. Inoltre, sarà possibile circolare liberamente in tutte le zone ZTL e parcheggiare sulle strisce blu senza dover pagare la sosta.
Per quanto riguarda il rifornimento è difficile immaginare uno scenario peggiore di quello che stiamo vivendo, con i rincari sul costo della benzina che abbiamo visto negli ultimi mesi. Allo stesso tempo, però, la ridotta diffusione (ad oggi) delle stazioni di ricarica potrebbe causare qualche preoccupazione. Saremo in grado di ricaricare la macchina più agevolmente? I nostri viaggi a lunga tratta saranno difficili da programmare, in quanto dipendenti dalla presenza o meno di colonnine?
Anche in questo caso, il futuro sembra portare cambiamenti importanti. L’avanzamento dell’industria nel settore (portata dall’accordo vincolante da parte delle case automobilistiche di cui sopra) sarà immancabilmente accompagnato dall’introduzione di batterie sempre più ottimizzate, oltre a una diffusione esponenziale delle stazioni di ricarica. Arriveremo perfino a poter ricaricare l’auto da casa e a costo zero, grazie ai numerosi provider energetici (ad esempio Sorgenia) che si stanno impegnando per lo sviluppo di colonnine domestiche collegate a impianti fotovoltaici.
Come se non bastasse, le auto elettriche saranno anche più sicure, con sistemi e sensori che proteggeranno sia chi è dietro al volante, che persone e altri veicoli in circolazione. Questo vincolo sostenibile sembra quindi promettere un futuro sereno per gli automobilisti.
Ci aspetta un decennio di cambiamento sostenibile
Il passo compiuto dall’Europa nelle scorse settimane rimane ambizioso e coraggioso: è la spinta di cui avevamo bisogno per invertire la rotta del cambiamento climatico. Il singolo consumatore potrebbe avere comunque qualche perplessità in merito a quello che, a livello individuale, potrebbe essere percepito come una data di scadenza su un bene a cui si era abituati. Specialmente in Italia, dove la macchina è talvolta irrinunciabile, ci si potrebbe sentire persi di fronte a un’imposizione che ci spinge verso scelte d’acquisto per cui non siamo pronti.
Anche a livello di vera sostenibilità ambientale, abbiamo già discusso l’insidiosa complessità del tema dell’auto elettrica in un articolo sul nostro blog. Forse, un po’ di scetticismo è lecito, ma bisogna ricordare l’orizzonte nel quale questa rivoluzione del settore dei trasporti si inserisce. Non siamo infatti di fronte a un singolo cambiamento che andrà a impattare il singolo consumatore che dovrà trovare il modo di adattarsi.
Al contrario, stiamo assistendo a un immenso e irreversibile progetto che andrà a interessare tutte le aree produttive e della nostra esistenza, come cittadini e come consumatori. Investimenti di larga scala, iniziali come di supporto faranno da spina dorsale alle nuove introduzioni in tutti i settori, incentivando parallelamente l’avanzamento tecnologico e la ricerca. Nel migliore delle ipotesi, tra 10 anni guarderemo indietro a questi giorni come se fossero di un’altra era, orgogliosi di aver saputo cambiare rotta quando è venuto il momento. Il tutto, in una transizione multilaterale e, con un po’ di fortuna, anche indolore.