Spindox ha seguito il convegno al politecnico di Milano sulla Space economy. Un settore sempre più strategico in Europa e che è molto più vicino al tuo business di quanto pensi.
Per la Space economy, c’è un anno zero: “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. Sono passati più di 50 anni dall’allunaggio del 20 luglio 1969 di Neil Armstrong. L’astronauta ci ha lasciato nel 2012, il mondo è cambiato e la tecnologia anche. Nel bel mezzo è successo di tutto: la coda della corsa allo spazio, il negazionismo dell’allunaggio, il terrapiattismo, l’URSS che crolla e la diffusione di tecnologie satellitari sempre più sofisticate e a portata di mano (un esempio? Il GPS) Ma lo spazio è ancora LA Frontiera da esplorare e ha ancora un enorme fascino per noi.
Space economy: non solo Musk
Certo, è un po’ calato l’interesse intorno al viaggio spaziale rispetto al 1969: l’unico a crederci ancora è Elon Musk coi suoi progetti di crociera spaziale, ma in più di 10 anni si sono susseguiti tanti annunci, ma ancora nulla di concreto. In compenso, stiamo vedendo l’importanza dell’internet satellitare fornito da Starlink, un’altra creatura dell’imprenditore sudafricano, nell’ambito della guerra ucraina.
Le aziende di Musk sono la punta dell’iceberg (un iceberg gigantesco) della Space Economy. Termine sotto il cui cappello entra tutto l’indotto di creazione di asset di valore nell’ambito dell’esplorazione spaziale, che seguono un doppio binario: da una parte quello di un’economia upstream legata all’esplorazione vera e propria dello Spazio; dall’altro, quella downstream, legata a satelliti, devices, telecomunicazioni, GPS etc…
Un’economia destinata a crescere per forza di cose, ma in cui l’Italia per ora non ha recitato un ruolo di primo piano. Le cose, però, potrebbero cambiare a breve. Proprio per questo, Spindox era presente al convegno “New Space Economy Italiana In Rampa Di Lancio…Per Quale Missione?”, organizzato dall’osservatorio per la space economy del Politecnico di Milano. Ecco alcuni dei punti chiave.
Un PNRR “Spaziale”
Fra i finanziamenti messi in piedi per il PNRR ci sono quelli per l’economia spaziale. In cui il nostro Paese reciterà la parte del leone: nel budget 2023 dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) 3 mld di euro verranno da noi. A questi vanno aggiunti 2,4 mld sono stati stanziati dall’Italia in ambito PNRR, in modo da premiare un investimento in:
- Comunicazioni satellitari sicure
- Osservazione della Terra
- In-orbit economy
- Space Factory (Satelliti di piccole dimensioni)
- Programmi spaziale
Una cifra immensa, ma la voglia di investire e di aumentare la centralità del nostro Paese è stata confermata anche con il progetto di spazioporto a Grottaglie, in Puglia.
Le funzioni principali sono osservazione della Terra, che crescerà e ci permetterà di tener conto sia del cambiamento climatico che dell’ambiente; infrastrutture spaziali (lanciatori e stazione internazionale); ricerca scientifica. Questo per permettere all’Europa di aumentare la sua presenza nello spazio, per ora ferma a un rispettabilissimo 16%.
Iride: lo spazio all’italiana
L’ESA, attraverso sostegni, semplificazione, programmi di co-finanziamento con le imprese sta provando a dare una spinta al programma spaziale italiano: uno dei progetti più ambiziosi è IRIDE, una costellazione satellitare per l’osservazione della Terra in orbita bassa. È stato annunciato da Samantha Cristoforetti il 18 maggio 2022.
Il suo scopo? Fornire dati di qualità ad attori quali protezione civile e amministrazione dati per gestire emergenze e monitorare cambiamenti climatici. Qualcosa ancora più importante per un Paese che negli ultimi anni ha sofferto siccità ed eventi sismici di dimensioni spaventose.
Una possibilità anche per le aziende, però: questo tipo di sistemi hanno un mercato intorno ai 200 mln di euro, di cui i due terzi legati alla domanda pubblica.
Space economy: l’asset del futuro?
La space economy sarà sempre più importante: vale già adesso 370 mld a livello globale. Ma le applicazioni sono moltissime e nei prossimi 10-20 anni diventerà un asset strategico di primo piano. Rispetto agli anni ’60, però, a fare la parte del leone sono le aziende: il 90% degli introiti è legato all’ambito commerciale.
Un settore in cui l’UE fa invece la parte del leone è l’osservazione della Terra: il 40% del mercato lo hanno piccole e medie imprese europee. Nel contesto delle applicazioni pratiche, questo tipo di attività può dar vita a un gran numero di attività: intanto incentivare un’evoluzione nel campo dell’agricoltura, per passare al paradigma agricoltura 4.0. Poi monitoraggio degli inquinanti; senza dimenticare l’asset management, energy e utility, difesa e sicurezza, trasporti e logistica.
Un investimento tutt’altro che a perdere, c’è solo bisogno di un po’ di fiducia: l’UE stima dei ritorni di 10€ per ogni euro speso in Copernicus, il suo sistema di monitoraggio della Terra che combina satelliti e sensori di terra, mare e aerei.
Il nostro Paese ha già stanziato da oggi al 2026 7,2 mld per la space economy. E già alcuni risultati per l’Italia si iniziano a vedere: per esempio, il programma Moonlight. Il quale implica la realizzazione di un sistema satellitare intorno alla luna e che potrebbe diventare a guida italiana. Questo perché il 50% dei fondi sono stati forniti dall’Italia.
Space economy: Largo all’industria 4.0
Non dobbiamo però pensare a una space economy europea slegata dalle innovazioni informatiche degli ultimi decenni. Oggi c’è bisogno di ridurre i costi dei lanci, informatizzare, digitalizzare, sfruttare machine learning e AI.
Tutto questo richiede un ecosistema che già c’è, ma che andrà incentivato: in Europa sono già 700 le società coinvolte nell’ambito della space economy.
In Italia, le aziende che si muovono in questo contesto sono per il 40% al nord, 40 al centro e 20 al sud e isole.
Deep Consulting e la Space Economy
Come mettere in contatto il comparto space economy con il mondo delle imprese? E investire in questo campo è un privilegio riservato solo a Elon Musk e Jeff Bezos, oppure c’è spazio anche per player piccoli e medi? Spindox lo ha chiesto a Nicola Sabia, executive in IT & Consulting di Deep Consulting, la divisione aziendale che si occupa di questi temi.
“Ogni giorno, ci scontriamo con due pregiudizi, che sono davvero difficili da eradicare: da un lato l’idea che investire in space economy sia una cosa da miliardari americani con milioni di dollari alle spalle. Dall’altro, facciamo i conti con la difficoltà e i pochi spazi disponibili per la divulgazione di questi temi, soprattutto nel comparto business.
Niente di più sbagliato. Mandare un satellite nello spazio per 3-4 anni (un periodo più che sufficiente per pianificare tutta una serie di operazioni importanti) ha un costo più o meno pari a quello di un RAL media”
Il progetto GEOCARE
Un settore nel quale Spindox, tramite Deep consulting, sta conquistando una posizione di rilievo “Nel 2020 incontriamo H4Research, una startup italiana del tutto innovativa, che unisce robotica, AI, ingegneria aerospaziale, ambientale e ricerca di laboratorio. Un’impresa che aveva solo bisogno di un po’ di fiducia e di un investimento iniziale per esprimere al meglio il suo potenziale”.
Un modello che ha una grande forza: i satelliti sono assemblati da H4 stessa, in un sistema estremamente versatile, in grado di adattarsi al meglio sia all’evoluzione tecnologica che ai bisogni del cliente. Dal primo prototipo, il CUBESAT, è nato il progetto GEOCARE: una startup che si propone di fare monitoraggio ambientale in modo sostenibile.
Immaginiamo di avere un’azienda all’estero, che opera in settori come quello, ad esempio, del monitoraggio idrico. Un’impresa classica avrebbe un delegato da mandare nel Paese straniero, con tutto ciò che questo comporta a livello economico (biglietti, eventuale visto), burocratico (passaporto, visto e permessi), di sicurezza per il lavoratore e ambientale (le emissioni fatte dal volo). Con un sistema satellitare, invece, si tagliano i costi che i tempi necessari per questo tipo di operazioni.
Un sistema intelligente, innovativo e sfortunatamente molto attuale, visti i periodi di estrema siccità che il nostro Pianeta (e il nostro Paese) sta sperimentando negli ultimi anni. Con uno sguardo, come già sottolineato, al tema della sostenibilità.
“GEOCARE è un passo avanti rispetto al drone: esclusi i sistemi militari, per fare questo tipo di monitoraggio è necessaria una certa prossimità fra ricettore e trasmettitore. Questo a causa della curvatura terrestre, che mette a rischio la ricezione del segnale. Con un sistema come il nostro, risolviamo difficoltà organizzative, tecniche etc…” sottolinea Sabia.
WEFROS: Space economy nel campo del B2B
L’ultimo arrivato in casa Spindox-Deep Consulting, per quanto riguarda la space economy, è WeFroS (We From the Space). Una piattaforma di e-commerce in via di realizzazione (al momento siamo al 35%). Ma come può un l’e-commerce beneficiare di un insieme di satelliti?
WeFros è l’anello di congiunzione fra PMI e tecnologia satellitare. Tramite la copertura satellitare aiuta le Aziende a scegliere la soluzione CUBESAT più utile alle loro esigenze. In questo modo, verrà creato un sistema chiavi in mano per il mondo B2B, il cui scopo è venire incontro alle esigenze del cliente per la realizzazione della soluzione satellitare a lui più congegnale. Sempre con l’approccio artigianale e versatile di cui abbiamo già parlato.
Space economy: l’importanza di muoversi bene (e in fretta)
“Come divisione del gruppo Spindox, noi di Deep Consulting abbiamo puntato sulla space economy già dal 2020, vedendo il suo enorme potenziale anche nel mondo business. Una scelta che ci sta ripagando e che sta iniziando a ripagare anche chi aveva investito all’epoca in questo tipo di soluzioni” ci dice Nicola Sabia.
“Soluzioni sostenibili e accessibili sia a livello economico che ambientale. I costi sono estremamente contenuti e, alla fine del loro ciclo di vita, i satelliti tornano sulla Terra, non restano a ‘intasare’ il cielo. Senza contare un calo della CO2 carbon footprint, dovuta al mancato spostamento in auto per raggiungere zone remote”.
“Ma attenzione: la space economy diventerà un investimento normale, come tante altre innovazioni che sono entrate nella nostra vita quotidiana. Per massimizzare il vantaggio competitivo di questo tipo di soluzioni, il tempo non è infinito. Muoversi con un certo anticipo ci è la chiave di volta, anche considerando gli enormi investimenti in ballo e il clima particolarmente favorevole a livello europeo”.