La salvezza della supply chain passa per un approccio glocale?

da | Mag 31, 2022

Da grandi imprevisti a incidenti locali: il modello globale della supply chain non ammette errori

Ogni volta che si verifica un evento imprevisto il modello di supply chain globale entra in crisi mostrando tutti i limiti di un approccio che sempre più spesso si dimostra complesso e obsoleto. Diventa necessario ipotizzare possibili scenari alternativi che possano dimostrare maggiore elasticità e minori conseguenze critiche per l’economia globale.

Gli ultimi anni di pandemia hanno evidenziato che quanto più è lunga la catena di fornitura tanto più alti sono i rischi legati a ritardi, scarsità di risorse e aumento dei costi dalla produzione al consumatore finale in caso di eventi eccezionali.

Non stiamo soltanto parlando di episodi che interessano una dimensione mondiale, come il Covid o la guerra in Ucraina, che sistematicamente mandano in crisi un modello globale che dopo oltre trent’anni di egemonia mostra tutte le sue fragilità, ma anche di incidenti a livello locale, come il caso della nave Ever Given che a marzo 2021 bloccò per 6 giorni il Canale di Suez, mettendo a rischio il 12% del traffico merci mondiale che passa attraverso il canale.

A causa della dimensione globale del commercio, un evento che accade dall’altro capo del mondo produce grandi impatti negativi sull’intera supply chain, secondo il classico “effetto farfalla” dalle conseguenze imprevedibili. L’ultimo esempio lampante in ordine cronologico è il blocco del porto di Shangai a causa del nuovo lockdown imposto dalla Cina.

Porto di Shangai: il blocco che blocca l’economia globale

Ci siam cascati di nuovo. La forte politica di lockdown imposta dal governo cinese per contrastare la nuova ondata di Covid ha causato una chiusura del porto di Shangai, alimentando ulteriormente il caos sulle catene di approvvigionamento su scala mondiale.

Il principale scalo marittimo cinese, nonché il più grande porto commerciale del mondo, si trova a dover gestire una situazione di blocco che interessa oltre 700 navi mercantili attualmente ferme davanti alla costa di Shangai. Il problema è di dimensioni ancora maggiori, considerando che il numero è destinato a salire e le merci in carico e scarico restano ferme insieme alle navi.

Le difficoltà logistiche riguardano anche le possibili alternative, come il trasporto su strada o su rotaia, oltre che i problemi derivanti dalle formalità burocratiche.
Come molte agenzie di stampa hanno riportato, i permessi per i camion che entrano ed escono nell’area portuale per le operazioni di carico e scarico merci hanno una durata di sole 24 ore, a fronte di attese per gli autisti che si protraggono oltre le 40 ore, gravando sull’intera catena distributiva.

Le conseguenze di questa nuova crisi della supply chain globale sono sempre le stesse: carenza di personale utile a velocizzare le operazioni sulle merci, ritardi nelle consegne a livello globale, scarsità di materie prime e aumento dei costi.

Gli impatti economici derivanti dal blocco del porto di Shangai avranno ripercussioni per tutto il resto del 2022: gli esperti parlano di circa 40-50 giorni prima di averne evidenza sui mercati mondiali, periodo corrispondente al tempo medio di percorrenza di un container che da Shanghai deve arrivare nei porti più occidentali.

La supply chain alla prova del glocale

L’ennesimo caso cinese di interruzione della supply chain apre l’opportunità di ripensare totalmente l’attuale catena di fornitura.

Roland Robertson, uno dei principali interpreti della teoria e della ricerca sulla globalizzazione culturale, già negli anni ‘80 proponeva di sostituire il concetto fondamentale di globalizzazione con quello di glocalizzazione, intendendo il processo di fusione tra globalizzazione e localizzazione.

Dal nostro punto di vista il concetto di glocalizzazione potrebbe essere la chiave di lettura per migliorare gli attuali problemi della catena di fornitura mondiale: ad una supply chain globale lunga e tortuosa, bisognerebbe pensare come alternativa una supply chain glocale più breve e controllata, che racchiude in sé tanto una produzione ed una distribuzione locale quanto una filiera globale, quando necessaria.

Il cambio di tendenza è già in atto: molte aziende che finora avevano assecondato il fenomeno dell’offshoring, delocalizzando la produzione in aree con manodopera più bassa, stanno rivalutando le loro supply chain per beni di prima necessità, a tal punto da rinunciare ai vantaggi dell’esternalizzazione pur di assecondare il fenomeno del reshoring, funzionale ad assicurare la produttività in maniera maggiormente controllata e indipendente, garantendo anche il livello di servizio minimo in caso di grandi e piccoli imprevisti.

Ovviamente, prima che le dinamiche economiche globali possano essere ridisegnate e discusse in favore di un’economia ibrida volta a rivalorizzare la dimensione locale della produzione e della supply chain, sarà necessario attendere con pazienza accompagnando il cambiamento in maniera lenta e costante.

 

La Continuos Intelligence di Ublique come risposta immediata ai problemi della supply chain

Nell’attesa di grandi cambiamenti economici per ridisegnare la supply chain in ottica glocale, la risposta immediata ai problemi relativi alla catena di fornitura è da rintracciare nell’artificial intelligence come valida alleata nel supporto alle decisioni.

Infatti, in scenari di grande incertezza come quelli descritti, il ricorso a tecnologie avanzate di Continuous Intelligence costituisce una soluzione di fondamentale importanza per tutti i decision makers.

Il paradigma della Continuous Intelligence permette di sincronizzare la fase di raccolta e di analisi di grandi volumi di dati, attraverso un approccio prescrittivo che fornisce una risposta immediata ai problemi della supply chain in un determinato e specifico momento.

Ublique, la piattaforma decisionale di Spindox inserita da Gartner© tra i principali vendor di tecnologia di Continuous Intelligence, permette una gestione efficiente ed efficace della supply chain anche in caso di forti criticità, riuscendo a raccogliere ed elaborare grandi quantità di dati per creare scenari di simulazione e previsione in tempo reale, utili a sostenere i manager nelle fasi più delicate del processo decisionale.

 

Stefano Barricella
Stefano Barricella
Come qualsiasi gemelli che si rispetti, vivo la vita cercando il giusto equilibro tra le mie molteplici personalità. La mia preferita resta quella di appassionato di marketing e comunicazione, con particolare interesse verso il mondo digitale e della radio.

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